Il 25 Aprile, data che ci onora per l’avvenuta liberazione dal nazifascismo, è stato anticipato da un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 20 aprile 2016 che fa venire i brividi: “richiesta inviata al Vescovo di Taranto, Monsignor Filippo Santoro, di celebrare la messa a suffragio di Benito Mussolini e di Giovanni Gentile”. I signori che hanno inviato questa richiesta e che hanno stilato un manifesto di annuncio (vedere foto del giornale GdM) sono l’ex sindaco di Taranto Guadagnolo e il signor Pierfranco Bruni, indicato nell’articolo come intellettuale di origini calabresi. Fortunatamente la richiesta inviata al Vescovo è stata rispedita al mittente, non se ne è fatto nulla, ma intanto la notizia è passata, la si può leggere a pagina IX di Taranto città della GdM col titolo “Sbagliato negare la messa”, corredato di foto del manifesto con il nome del duce, col nome di chi ha mandato gli italiani a morire in guerra e nei campi di sterminio, di chi ha istituito le leggi razziali, di chi ha mandato in carcere e al confino migliaia di intellettuali con la I maiuscola. A questi uomini a ridosso del 25 Aprile bisogna celebrare messe, non certo a chi ha portato gli italiani a una guerra fratricida.
Non è la prima volta che vediamo il nome di Bruni vicino a questo modo di rivedere la Storia, che non tiene conto di chi voleva giustizia e chi la giustizia la violava, violando di conseguenza i diritti universali dell’uomo.
Non è la prima volta che Bruni parla agli studenti facendo passare scrittori, uomini di arte e di cultura che si sono battuti per le idee di libertà e giustizia, come filo repubblichini. In un corso di formazione tenuto presso la scuola media “Chionna” di Lizzano il 15 febbraio del 2001 su “Cesare Pavese, realismo e poetica del simbolismo”, l’intellettuale di destra, come è citato nell’articolo, si spinse oltre affermando che: “Pavese non fu un resistenzialista. Forse teoricamente un repubblichino.” Parole testuali furono ripetute dopo qualche giorno in una lettera che Bruni inviò al Corriere della Sera (sezione corriere del Mezzogiorno) e che fu pubblicata (allego foto). Nella lettera fa passare il suo pensiero come temi che riguardano il Novecento come forma di “Revisione culturale”. Fortunatamente il direttore del CdS nei giorni successivi ha anche pubblicato la lettera di noi docenti che ci ribellavamo alle parole di Bruni. Stiamo attenti alle parole, le parole sono pietre diceva Carlo Levi, uno dei tanti eroi della Resistenza mandato a marcire al confino perché antifascista. Stiamo attenti a non sfociare in parole e concetti revisionisti che mortificano e uccidono la memoria storica. È pericoloso per i nostri ragazzi, e sull’esempio di don Lorenzo Milani, di fronte a queste esternazioni, non si può stare zitti, si deve replicare e rimarcare i valori della Resistenza che hanno fatto grande il nostro Paese, che permettono a noi docenti di insegnare liberamente, ai nostri alunni di avere un banco e una sedia senza discriminazione di ogni genere. Parole rimarcate dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del Premier nella giornata di celebrazione del 25 Aprile davanti all’altare della Patria: “è sempre tempo di Resistenza, l’antifascismo è elemento irrinunciabile della nostra società” Se lo ricordino coloro che vogliono celebrare messe a Mussolini. Noi educatori non straremo zitti mai. Spero anche la carta stampata. È un peccato mortale, peccatori due volte se faremo passare sotto silenzio queste notizie. I Cesare Pavese e gli Antonio Gramsci morirebbero due volte.
Elena Manigrasso
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