di Enzo Carrozzini (Elaborazione Immagine di Carmelo Colelli)
Celebriamo la 46^ giornata mondiale del nostro pianeta con la mai soppressa speranza che i potenti della terra adottino tutte le misure necessarie per ridurre la produzione di immissioni inquinanti nella natura, in modo da ridurre il riscaldamento globale della terra che si avvia a raggiungere il picco di non ritorno.
Inevitabilmente, non si può non registrare uno stridore dalle dichiarazioni di intenti dei Governi riportate sulle rassegne stampa, a maggior ragione se osserviamo la faccenda dalle latitudini del Bel Paese, a neanche sette giorni dal cosiddetto referendum sulle “Trivelle”, (il cui mancato raggiungimento del quorum consentirà alle società concessionarie la “coltivazione” degli idrocarburi fino al completo esaurimento dei giacimenti, senza sottoporle al controllo e a nuove valutazioni di impatto ambientale delle autorità competenti), laddove sull’ altare delle dicotomie ambiente e sviluppo, lavoro e salute, si sono immolate vite ed ecosistemi, quando le attività sono legalmente riconosciute, senza considerare le aberrazioni perpetrate delle ecomafie.
Modificare modello di sviluppo, abitudini, consumi energetici è improcrastinabile,ma se sarà possibile metter mano ad una nuova alfabetizzazione ambientale da parte di chi detiene le leve economico politiche e abita le zone più ricche e industrializzate del pianeta, segnerà la differenza tra ipocrisia e speranza che il pianeta possa essere affidato con meno danni possibili alle future generazioni.