di Eleonora Arnesano
Una notizia che riscuote rilievo internazionale grazie all’intervento dello scrittore arabo Tahar Ben Jeallun con un articolo sul quotidiano nazionale La Reubblica di Venerdì 25 Settembre, rilanciata stamani dalla rubrica “L’Amaca” di Michele Serra sul medesimo quotidiano: Alì Al Nimr, 21 anni arabo saudita, è stato condannato a morte dalla giustizia(?) di quello stato teocratico a conduzione familiare, per aver partecipato, quando aveva 17 anni, ad una manifestazione di protesta contro la famiglia regnante.
L’aberrazione già insita della pena capitale, è acuita maggiormente dalle modalità con cui sarà eseguita, ovvero mediante decapitazione e crocifissione del giovane fino ad avvenuta putrefazione, efferatezza bestiale innanzi alla quale i tagliatori di teste dello Stato Islamico appaiono dispensatori di misericordia.
Magari i flebili sospiri di protesta innescati dalla stampa, saranno considerati al pari di fastidiosi voli di insetti, piuttosto che ingerenze negli affari interni di uno Stato, ma qui si tratta di umanità, di diritti inviolabili dell’uomo, e il cosiddetto mondo civilizzato della politica e dell’economia, forse, impegnato a vendere armi, fare guerre e comprare petrolio da quello stato non avrà tempo di occuparsene. Noi lo facciamo invitando tutti ad agire. Michele Serra nel suo appassionato editoriale riporta indirizzi mail ufficiali sauditi sui quali far confluire la nostra indignazione. ambasciata.saudita@arabia-saudita.it, e item@mofa.gov.sa su Twitter l’ashtag #freenimr. Cerchiamo nel mare web il nome Ali Nimr e lanciamo la nostra bottiglia di speranza per salvarlo.