“Sono giorni di acceso, ennesimo, dibattito sul Mezzogiorno, scatenato dai dati del rapporto Svimez” ha riferito Angelo Bruscino, imprenditore impegnato nella Green Economy, presidente giovani imprenditori CONFAPI – l’importante è avere un mix di possibilità, non si vive di solo turismo, si vive di industria, di turismo e di cultura e certo che il Sud ha un grandissimo potenziale nell’ambito turistico culturale che è stato poco sfruttato anche a causa di una povertà di infrastrutture di tipo logistico.” Quindi, per il presidente, sì ad un piano industriale di investimento per l’Italia, non per il Sud, che non ha bisogno di assistenza o di carità da parte dello Stato.
Il Sud è una parte del Paese che ha bisogno di avere come tutto il Paese, un investimento strutturale su tutto il territorio nazionale che punti a far emergere le migliori qualità di ogni territorio – fa osservare Bruscino.
“Parlando di turismo naturalmente vi sono delle grandi potenzialità ma anche sotto il profilo industriale non siamo certo il terzo mondo ci sono almeno circa 4 macrodistretti industriali di rilevanza mondiale nel Sud Italia, c’è quello dell’Avionica, quello dell’Agroindustria, quello dell’Automotive che copre tutte le regioni del Sud e poi ci sarebbe il distretto Turistico che è quello che tra virgolette merita una grandissima attenzione ed un eccezionale sviluppo” – continua.
Quindi CONFAPI non chiede solo dei provvedimenti particolari speciali per il Sud, nella lettera al presidente del Consiglio, Renzi, non chiede solo misure ad hoc, come sgravi fiscali per far ripartire un certo tipo di economia.
“Sì, l’importante è capire che non basta avere solo questo tipo di attenzione. Non c’è bisogno di ragionare solo su misure speciali. Il Sud ha soprattutto bisogno di normalità. Faccio un esempio – ha riferito il giovane presidente – se un imprenditore privato, piccolo, medio o grande che sia impiega nel Sud Italia circa 3 anni per aprire uno stabilimento, mentre nel resto d’Italia, solo 6 mesi, la prima cosa della quale c’è bisogno è di uno Stato efficiente che garantisca uno standard simile su tutto lo stivale, a tutte le sue latitudini. Questo poi deve essere accompagnato con misure particolari che tengono conto di specifiche esigenze”.
Allora cosa non ha funzionato fino ad ora? Perché interventi statali ce ne sono stati, fondi sono arrivati nel Mezzogiorno.
Il Sud in questi ultimi decenni ha avuto una messe di finanziamenti pubblici incredibile, la prospettiva economica c’è stata, il problema vero è come questi finanziamenti sono stati utilizzati, perché il problema principale del Sud è che mancano gli investimenti. Un investitore straniero che investe in Italia soltanto per una minima parte sceglie il Sud, soltanto il 2 % degli investimenti complessivi che riguardano il nostro paese sono per le regioni del meridione.
Intanto il governo ha promesso di rilanciare a settembre l’impegno per il Mezzogiorno. Si possono utilizzare fondi europei. Il primo punto in agenda riguarda il ministro Federica Guidi che promette un piano per il Sud da 80 miliardi di euro, una serie di investimenti che dureranno ben 15 anni che avranno come obiettivo il rafforzamento dei poli industriali e soprattutto delle infrastrutture, con gli Stati Generali dello Sviluppo economico.
A fotografare la difficile situazione economica del meridione ci ha pensato Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno. Dal 2000 al 2013 secondo quanto pubblicato dall’ultimo rapporto il Sud è cresciuto soltanto del 13 % meno della Grecia a rischio fallimento che negli stessi anni è cresciuta del 24 % e la media della crescita europea è di circa il 53 %. Nel 2014 al Sud ha lavorato solo 1 donna su 5 e la disoccupazione è oltre il 20 %. Il dato più allarmante è il numero delle persone a rischio povertà, sono 1 su 3.
Quanto tempo, quante risorse e soprattutto quanto impegno serviranno per invertire questi dati ? Intanto, effettivamente come riferito da Bruscino, vi sono dei settori strategici in cui il Sud sta giocando una partita importante per tutto il sistema paese: nell’automotive, Melfi con la Basilicata ha fatto con gli investimenti Fiat il 145 % di export soprattutto nel mercato statunitense, il settore agroalimentare è strategico per tutto il Paese, non solo per il meridione, poi c’è tutto il settore dell’industria culturale e del turismo che probabilmente deve essere messo a sistema per essere più sviluppato ed ancora vi sono una serie di poli farmaceutici e chimici che in questo momento stanno certamente facendo la fortuna di alcune regioni. Il Sud nei primi 6 mesi del 2015 anche probabilmente grazie alla contribuzione e al jobs act ha garantito un aumento di occupazione di quasi l’1 %.
C’è quindi un Sud che in questo momento pare stia cavalcando la ripresa come per esempio il distretto culturale della Puglia, che in questo momento sta segnando una differenza.
Anche se Saviano ha riferito che è talmente messo male il Sud che anche le mafie scappano e ben si sa che queste vanno dove ci sono soldi.
Inoltre c’è una storia antica che tutti conoscono che è frutto degli anni 70’, con la politica industriale che viene calata dall’alto, del pacchetto Colombo, anni in cui bisognava dare un contentino al sud.
Gli imprenditori sani del Sud e ce ne sono, non hanno bisogno di assistenzialismo, ma di un programma a lungo termine e , di riprendersi una identità che si stanno riprendendo.
E i giovani? Secondo lo studio dell’Istituto Toniolo , l’84,4 % dei giovani di età compresa tra i 14 e i 32 anni dice che vuole trasferirsi in altre regioni o all’estero, soprattutto i laureati.
Una emorragia quella dei giovani che se ne vanno, come si può arginare questo fenomeno? “Un esempio su tutti è quello della Provincia di Napoli che è la seconda provincia d’Italia, in termini di natalità di imprese condotte da giovani al di sotto di 35 anni – è sempre Bruscino che parla – Il problema è che a questi ragazzi bisogna riuscire a garantire quando l’idea è buona, quando il business c’è, anche la possibilità di successo e in uno Stato che purtroppo paga i suoi debiti a volte anche con 1 o 2 anni di ritardo, esperienze imprenditoriali neonate hanno poi difficoltà a resistere sul mercato.”
Secondo Bruscino, quindi anche l’idea di programmare un investimento importante come quello annunciato dal ministro Guidi è assolutamente utile, ma il problema poi resta sempre lo stesso: come si spendono quei soldi. Bisognerebbe cominciare a garantire la normalità delle piccole cose: tempi di attesa della Pubblica Amministrazione decenti, responsabilità nello Stato quando è lui a dover pagare qualcuno, quindi rispetto dei contratti, non si può pensare ad altri fallimenti di aziende per credito, … sono queste le misure che consentono di ripartire.
Vito Piepoli
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