di Enzo Carrozzini
Bari città di periferie, era il titolo di un antico e ambizioso programma politico per la rigenerazione del capoluogo pugliese, mediante il quale si proponeva di ridurre le distanze tra le tante periferie di cui essa è costituita. Riduzione delle distanze dei quartieri ghetto dormitorio, rimozione di pareti culturali e infrastrutturali è stato il sogno che buona parte dei cittadini baresi ha evocato e sognato, concedendo fiducia ad una classe dirigente a volte sorda altre volte sensibile al sentire del bene comune, fino alla constatazione dell’amara consapevolezza che c’è sempre un potere superiore i cui interessi non collimano con quelli generali e che imperterrito persegue la loro realizzazione. Il caso della nuova sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche, in area demaniale portuale, si presenta con tutta la sua “possenza” mostrando i propri bastioni a chi viene dal mare,- l’immagine pubblicata- inviataci da un turista sensibile alle nostre bellezze archeologiche,mostra come i bastioni millenari in tufo e pietra del Castello Normanno Svevo, cedono il passo ad opera di due malefici cavalieri che, lancia in resta, infertono gli ultimi colpi destinati a cancellarli definitivamente dagli orizzonti ideali di chi viene dal mare, e a nulla serve che l’area non potesse essere “trattata” secondo le antiche e recenti normative nazionali in materia di tutela dei beni artistici e del paesaggio, per non parlare di quelle europee. Chi vive a ridosso del maniero come tutta la città, dall’altro versante del recinto, si abituerà al fondale paravento di “verde pitosforo” destinato ad ingentilire il paesaggio. Sui fondali fasulli, d’altra parte, una certa classe dirigente ha fatto carriera. Forse è anche un bene che l’immagine non sia tanto nitida, potremmo sempre dire che si tratti di una periferia qualsiasi e non di una porzione di area intoccabile a ridosso di uno dei più bei centri storici del Sud, purtroppo abbandonato al suo destino. Quando si parla di prospettive…..