di Enzo Carrozzini
Dopo la maratona durata ben 17 ore il vertice tra i paesi aderenti all’euro ha definito la prima bozza di accordo che evita l’uscita della Grecia dalla zona euro mediante un piano di salvataggio di circa 86 Miliardi di euro con contropartita di severe riforme da adottare da parte del Governo Ellenico. La questione adesso passa al Parlamento di Atene per l’approvazione del piano di riforme utile a dare l’avvio definitivo agli aiuti. Successivamente saranno i Parlamenti nazionali della zona Euro ad approvare l’accordo sulla scorta dei primi provvedimenti adottati dal Parlamento Ellenico. Il piano prevede decreti sulla fiscalità, sul Codice di procedura civile, nonché la realizzazione di ingenti privatizzazioni con la creazione di un fondo in cui confluiranno tutti gli assets nazionali per circa 50 Miliardi di euro, la cui vendita servirà alla riduzione del debito pubblico e al finanziamento degli Istituti di credito. Nel pomeriggio l’Eurogruppo di riunirà per definire il nuovo prestito ponte in grado di dare ossigeno all’economia greca. Scongiurato il rischio di “Grexit” che avrebbe potuto impartire colpi seri , da effetto domino, alle già scarse quotazioni di credibilità che riscuote l’Unione presso maggior parte dell’opinione pubblica , e al netto delle dilazioni di pagamento ottenute, ora il cerino acceso resta nelle mani del Premier Greco Alexis Tzipras, recatosi a Bruxelles forte del risultato del referendum tenuto domenica scorsa che gli attribuiva più del 60% dei consensi per negoziare le condizioni di permanenza nell’Eurozona, ma che alla luce dei fatti ha inasprito il clima ben poco solidale e la volontà punitiva dei partners nord europei, che si troverà ad affrontare l’opposizione sul fronte interno comprendente anche la sinistra del suo partito. Tutto bene allora? Sicuramente no, le misure che saranno adottate provocheranno effetti recessivi oltre a quelli che il paese ellenico sta affrontando, siamo , infatti, al terzo salvataggio nel giro di cinque anni, sebbene il Premier Tzipras abbia fatto di professione ottimismo nel giudicare l’accordo che, sostanzialmente, evita l’umiliazione al suo paese di ’assistere alla vendita delle aziende statali per mezzo di una società intermediaria Lussemburghese, (tanto era previsto nelle condizioni inizialmente poste da Germania e altri paesi ad eccezione di Francia e Italia e Banca Europea). Scenari cupi per l’Unione che più che tendere ad una integrazione federalista, si conferma ammasso di Stati sempre più ancorati a pulsioni egoistiche delle opinioni pubbliche lobbiste interne, ne possono rassicurare le affermazioni di Francois Hollande e del nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi secondo cui sarebbe giunto il momento di adottare politiche necessarie alla crescita dell’Eurozona.
Allo stato attuale utopie….
(Alexis Tzipras e il presidente dell’Unione Europea Jean Claude Junker)