di Francesca Tomei
Questa mattina mi è apparso un post su Facebook con la foto di un cucciolo che riportava una grande ustione sul dorso e sul fianco. Sul post era scritto che avevano dato fuoco al piccolo per punirlo, poiché non faceva i bisogni nella lettiera. Non vi racconto le mie emozioni, che, comprenderete, non sono positive nei confronti di esseri umani capaci di commettere tali brutalità. Ovviamente da essere umano dotato di empatia, ho provato enorme dispiacere e dolore verso quel cucciolo. Purtroppo quotidianamente mi imbatto in notizie simili, che fanno raccapricciare chiunque abbia un minimo di sensibilità. Mi dico, rassegnata, arrabbiata ed indignata, che la natura umana è l’unica capace di tanta cattiveria, premeditazione e sadismo. A volte provo a chiedermi come sia possibile che una specie così evoluta sia capace di tanto. A volte mi chiedo se davvero la specie umana sia la più evoluta e, spero comprendiate, la mia risposta è no! Sarà perché da sempre ho nutrito grande amore ed attrazione per tutte le specie animali, sarà che nei miei studi, nel mio lavoro, ho la prova che gli animali sono dotati, tutti, di intelligenza, capacità mentali ed emotive, modalità comunicative, fatto sta che sono fermamente convinta del fatto che noi esseri umani siamo solo un anello di una catena, e tra l’altro forse, ad oggi, neanche tanto indispensabile. E il mondo senza di noi sarebbe migliore. Fatta questa premessa, in cui posso apparire cinica, dura, superba, fate voi, invece di maledire pubblicamente chiunque sia capace di commettere violenza e cattiverie sugli animali, ho scelto di incanalare la mia carica emotiva attuale nello scrivere questo articolo, in cui vorrei precisare alcuni punti e tentare di divulgare una corretta informazione e cultura cinofila. Si, è vero, scrivo sempre di cani, ma sono loro la mia passione, il mio lavoro, li conosco bene e non solo per ragioni affettive, ma anche perché ne ho studiato il comportamento. 1) I cani sono animali sociali obbligati con una forte motivazione collaborativa. Ciò significa che devono necessariamente vivere in gruppo, che sia un branco di cani o un gruppo misto (cani ed umani). E’ scritto nel loro DNA e togliere questa condizione è impossibile. Loro non pensano “io faccio” ma “siamo un gruppo e facciamo le cose insieme”. Ogni soggetto nel gruppo ha un ruolo, una posizione, una attitudine, l’importante è unire le competenze di ognuno per raggiungere un benessere collettivo. Quindi il cane non può vivere relegato in un giardino, neanche il più grande del mondo. Può trascorrerci del tempo, si, ma la sua vita deve essere insieme agli altri membri. Quanti cani vivono in giardino? Troppi, purtroppo. Eppure, se la convinzione comune è che il cane necessita di aria aperta, perché i cani in giardino se ne stanno quasi tutto il tempo a sonnecchiare o ad abbaiare, invece di annusare, correre, scodinzolare? E perchè sono così festosi verso i proprietari quando si degnano di uscire? La risposta ce la danno proprio i cani: preferiscono la compagnia ad ettari di terreno. Quindi tanto meglio un monolocale condiviso che sconfinati km quadrati di terreno. Senza parlare, poi, di quei cani costretti a vivere in solitudine che sviluppano comportamenti compulsivi o “fanno danni”, …la causa è nell’isolamento sociale, che, consentitemi, è la più diffusa e sottovalutata forma di maltrattamento. Se volete adornare il vostro giardino o balcone, potete piantare un albero! 2) I cani non sono pelouches, ma sono esseri viventi con bisogni, necessità (e non mi riferisco solo cibo, acqua, cuccia, salute). I loro bisogni sono scritti nel DNA, devono fare movimento, devono socializzare, collaborare, giocare, annusare, mantenersi attivi mentalmente… Ogni razza ha delle attitudini particolari che noi non possiamo trascurare, anzi dobbiamo conoscere ed è nostro obbligo soddisfarle, perchè siami noi ad aver voluto un cane. La nostra scelta di essere proprietari implica dei doveri, costanza, consapevolezza, conoscenza e responsabilità e impegno economico. E se accogliamo i cani in casa, non possiamo pensare di abbandonarli nelle quattro mura. Non possiamo illuderci che siano sufficienti due o mille carezze per soddisfare il cane. Lo dobbiamo rendere partecipe della nostra vita, lo dobbiamo seguire nella crescita, dobbiamo tutelare le sue esperienze, la sua serenità, la sua emotività. Spesso si interpreta la tranquillità del cane con un temperamento pacato, troppe volte mi son sentita dire “Fido è buonissimo, dorme tutto il giorno”, ed invece quella apparente tranquillità altro non era che rassegnazione ad una vita di solitudine e depressione. Eh si, perché la solitudine non si risolve soltanto tenendo il cane in casa. E’ necessario coinvolgerlo nella nostra vita (vedi punto sopra: animali sociali obbligati e collaborativi). E aggiungo che il coinvolgimento non significa tante coccole, ma fare tante cose insieme, passeggiate appaganti (in primis per il cane!), giochi, attività. 3) I cani non fanno i bisogni nella lettiera! Il gatto utilizza la lettiera, scava ed espleta e poi ricopre. E’ un comportamento del gatto. Avete mai osservato cosa fanno i cani? Annusano, cercano il posto giusto e lasciano i loro bisogni. L’olfatto permette al cane di ricevere le informazioni lasciate da altri conspecifici attraverso urina e feci (comunicazione feromonica), ed in base a queste informazioni il cane decide se fare o no i bisogni. Anche questo è scritto nel DNA, e stravolgere questa natura, significa semplicemente non rispettare il cane. In passeggiata dobbiamo permettere ai cani di annusare, anche se a noi può sembrare poco igienico. Non dobbiamo strattonarli via, perché la nostra convinzione umana utilizza metri di valutazione differenti. Noi siamo umani e loro sono cani. Inoltre, se i nostri cani sono vaccinati, non corrono grandi rischi di contrarre malattie attraverso feci ed urina. Abbiamo scelto di prendere un cane? Non possiamo sostituire la passeggiata con una lettiera! Aggiungo che la passeggiata non deve essere interpretata solo come un’uscita per i bisogni fisiologici. Il cane in passeggiata utilizza l’olfatto, che è il senso principale. E attraverso questa attività trova appagamento della propria natura. Quindi non possiamo lamentarci se i tartufi dei nostri quattrozampe sono sempre a terra…stanno facendo i cani, e lo faranno tanto più se sono abbandonati a loro stessi durante il giorno. In fin dei conti gli rimane solo questa attività da svolgere! A proposito dell’argomento bisogni voglio fare alcune precisazioni. I cuccioli non hanno il pieno controllo degli sfinteri fino ai 5-6 mesi e non possiamo pretendere che imparino a controllarsi prima di quell’età. L’unico modo per insegnar loro una corretta educazione ai bisogni è quello di farli uscire ogni volta dopo i pasti, dopo che hanno bevuto, giocato, dormito e rosicchiato…insomma spessisimo! (Lo stesso avviene quando si deve cambiare il pannolino ai neonati) E una volta che hanno fatto pipì o pupù li dobbiamo gratificare, così da rendere piacevole e vantaggiosa la cosa. Se non ci impegnamo in questo non possiamo pretendere che apprendano da soli. Inoltre è inutile e controproducente punirli se hanno già sporcato nel luogo sbagliato. Finiamo solo col danneggiare il nostro rapporto con loro, a minare la fiducia nei nostri confronti. Se invece sono i cani adulti a lasciare i bisogni in giro per casa, può trattarsi di una cattiva educazione da parte nostra (non ci siamo impegnati nell’insegnare), oppure può essere il sintomo di un disagio o di un problema nel cane e nel nostro rapporto con noi. In tal caso, trattandosi di una situazione più seria, è necessario contattare un professionista. 4) I cani NON fanno dispetti! Siamo sempre propensi ad attribuire alcuni comportamente a noi sgraditi come il risultato di una premeditazione da parte del cane. Interpretiamo le loro azioni come un modo per punirci, per farci scontare la nostra assenza, le nostre sgridate, etc. Forse perché noi umani possediamo questa capacità, e facciamo difficoltà ad interpretare i comportamenti in maniera non umana. Ma resta il fatto che i cani non fanno dispetti semplicemente perché non possono farli. Come ho già scritto il dispetto presuppone la capacità di premeditare un’azione. La premeditazione è un ragionamento astratto che non appartiene ai cani, perché nei cani non è presente la zona del cervello deputata a questa attività. Le loro facoltà mentali, cognitive sono più semplici delle nostre. Quindi, so di deludere tanti, ma sono contenta nell’affremare che i nostri amati non ci vogliono far arrabbiare o punire tramite azioni premeditate. Purtroppo l’altra faccia della medaglia è che il più delle volte quelli che noi interpretiamo come dispetti, sono in realtà la manifestazione di un grande disagio che il cane vive nei nostri confronti o nella quotidianità. Se, ad esempio, un cane distrugge tutto quando usciamo di casa, non lo fa per
farcela pagare, ma perché sta male. Ed allora, mai e poi mai, dobbiamo punire il cane in queste situazioni, e la soluzione è quella di contattare un professionista che ci aiuti a comprendere il malessere del cane e a trovare la chiave per aiutarlo. Spero che gli argomenti trattati possano essere un aiuto per tutti i proprietari che desiderino migliorare il loro rapporto con i cani e spero possano essere uno spunto di riflessione anche per chi sta valutando di adottarne uno. Quello che mi preme ricordare è che il rapporto con i cani è bellissimo, stimolante, appagante, gratificante e arricchisce. Ma poiché un vero rapporto è fatto da due soggetti, dobbiamo fare in modo che i nostri cani provino lo stesso piacere, la stessa gratificazione, lo stesso appagamento nello stare con noi. Insomma che siano felici di essere cani, insieme a noi, ricordando che loro si sfrozano tanto nel cercare di capirci, conoscerci e di renderci felici, molto più di quanto facciamo noi.
Francesca Tomei Istruttore Cinofilo – A.S.D. Divertirsi a 6 Zampe