Il 2 aprile 2015, in località Monte Belvedere, nel comune di San Giorgio Ionico, è stato inaugurato il nuovo serbatoio a servizio di Leporano, Pulsano e delle rispettive marine, nucleo essenziale delle opere realizzate per l’integrazione e normalizzazione dell’alimentazione idrica
dell’area interessata. Il nuovo “Serbatoio delle acque degli abitati di Leporano, Pulsano e rispettive marine” di AQP è stato realizzato per garantire, con una capacità di circa 20.000 mc., la funzione di riserva, compenso ed antincendio per quelle località, riservando così tutta la capacità del serbatoio di Taranto – Lato San Giorgio al solo abitato del capoluogo. Il nuovo serbatoio è sorto sul Monte Belvedere in agro del Comune di San Giorgio Jonico, in prossimità del preesistente serbatoio a servizio degli abitati di San Giorgio Jonico e Carosino.Il progetto esecutivo, vincitore della gara di appalto, è stato redatto proponendo, come richiedeva il bando di gara, “…soluzioni migliorative dal punto di vista estetico ed architettonico della struttura fuori terra del serbatoio cercando di rispettare l’architettura locale al fine di ridurre al minimo l’impatto di questa opera sul paesaggio…”. Per definire nel modo più adeguato le soluzioni migliorative richieste dal Bando, sono stati effettuati diversi sopralluoghi per prendere diretto contatto con la realtà ambientale del sito e dell’altimetria, caratterizzata dal cospicuo rilievo del monte Belvedere e dal suo degradare, in direzione ovest, fino alla strada provinciale n. 109. Ben diversa è, invece, la percezione del nuovo edificio “dall’alto”, cioè nelle viste possibili dalla nuova strada di accesso e dalla soprastante area sommitale del monte Belvedere, dove il piano regolatore prevede la nascita di un nuovo quartiere. Questa condizione ha imposto di progettare l’architettura del nuovo serbatoio con adeguate soluzioni compositive utili a qualificare l’imponente opera pubblica come architettura di pregio, curata nei dettagli in sintonia CARTELLA STAMPA aprile 2015 con l’importanza funzionale e civica che oggettivamente ricopre, ricercando soluzioni migliorative ed effetti “monumentali” che possono e debbono contraddistinguere opere di questa natura. Seguendo tale impostazione, si è scelto, per il rivestimento della struttura portante in cls armato, il tufo carparo messo in opera con conci di cospicua dimensione, per dare la giusta qualità al paramento murario, e per utilizzare un materiale costruttivo legato profondamente alla tradizione locale, ottenendo anche il grande vantaggio funzionale e tecnologico di proteggere in modo ottimale il calcestruzzo eliminando qualsiasi problema
manutentivo. Poiché, peraltro, il nuovo serbatoio è limitrofo alla antiche cave di tufo carparo e calcari, si può affermare che l’edificio utilizza letteralmente “il materiale del posto”, diventando con naturalezza parte integrante della tettonica storica e paesaggistica, capace di dialogare con il terreno, le pietre, i muretti a secco e la vegetazione esistente. Per elementi di dettaglio quali soglie, stipiti, copertine e cordoli si è scelto di usare pietra calcarea compatta bianca, anch’esso materiale costruttivo legato alla tradizione e di ottima resa estetica e funzionale. L’edificio realizzato, connotato dai materiali di rivestimento fin qui descritti, grazie anche al netto prevalere dei pieni sui vuoti e della linea orizzontale rispetto alla verticale, non ha impatti estetici negativi sulla natura e
l’ambiente circostante, sposandosi in modo ottimale con il sistema di muretti a secco che caratterizzano il sito. Per la composizione architettonica delle masse, si è puntato su un assetto rigorosamente simmetrico rispetto all’asse mediano dell’ingresso, perseguendo l’obiettivo di caratterizzare il nuovo serbatoio con un linguaggio architettonico di moderna e rattenuta monumentalità. Si sono di conseguenza operate, in coerenza con le migliorie interne, una serie di variazioni sull’altezza dei volumi, esplicitando una gerarchia a favore del volume d’ingresso ed una logica di definizione delle aperture disegnate non come banali finestre, ma, piuttosto, come “feritoie” aperte nella possente massa muraria chiusa. Si è progettato, dunque, seguendo le regole senza tempo proprie della composizione architettonica, ricercando un effetto “tettonico” dell’architettura per sottolineare il suo “stare” sul sito, senza dinamismi che sarebbero risultati fuori luogo, trasmettendo un senso di serena e autorevole “monumentalità”. Per questi aspetti, dunque, si può affermare che, pur usando un linguaggio architettonico totalmente ed integralmente contemporaneo, il progetto si è ispirato sia a progetti di alta qualità del passato, fra cui la straordinaria “Gran Cisterna” di Livorno disegnata da Pasquale Poccianti fra il 1829 ed il 1842 per l’acquedotto del Granducato di Toscana , sia alla ben nota propensione di AQP a promuovere architetture di qualità come ampiamente dimostrano non solo la Sede centrale di via Cognetti, ma anche tante opere tecnologiche e d’ingegneria sparse in tutta la regione. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato l’Amministratore Unico di Acquedotto Pugliese, Nicola Costantino, il Direttore Generale, Nicola Di Donna e i Sindaci dell’area interessata.
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