di Nicola Lofoco
In questi giorni sono state diffuse in rete le immagini e le fotografie dell’ uccisione della giovane afghana Farkhunda, letteralmente linciata e lapidata da una folla impazzita e criminale. La sua colpa era stata di aver dato alle fiamme una copia del Corano, accusa che successivamente è risultata priva di fondamento.
La ferocia e la barbarie di quelle immagini ci rendono tutti consapevoli che in tutto il mondo, ancora oggi, vi sono persone che agiscono secondo un principio becero ed animalesco. Nulla può mai giustiificare l’omicidio di una persona compiuto in quel modo , colmo di una cattiveria umana inaudita. Al suo funerale alcune donne afghane si sono coperte il volto di vernice rossa per ricordare il martirtio di Farkhunda ed hanno portato loro stesse la salma delle giovane vittima, sfidando le rigide regole locali che impongono di compiere tutto questo ai soli uomini.
Negli ultimi decenni tutto l’Occidente ha fatto dell’Afghanistan una polveriera di conflitti e sanguinose operazioni. Ma di democrazia e di valori umani, per ora, neanche l’ombra. A cosa siano serviti i vari interventi militari ancora non lo sappiamo.
Ma di fronte al viso pieno di sangue di Farkhunda forse tutti avremmo fatto bene a fermarci ed a chiederci che mondo abbiamo costruito e di quali valori vogliamo essere davvero i portatori, quando diciamo di fare beneficenza per alcuni e ce ne infischiamo di molti altri. Quando denunciamo i crimini contro l’umanità a senso unico senza affermare che la violazione dei diritti umani avviene sistematicamente in numerose nazioni, le stesse di cui spesso per convenienza e propaganda ne omettiamo la citazione.
Ciao Farkhunda, riposa in pace. E scusaci tutti se non abbiamo ancora capito cosa significa essere uomini.