Di Anna Marinelli
Nei paesi del tarantino, in alcuni paesi, nell’approssimarsi la festa liturgica di San Giuseppe, castissimo Sposo di Maria e Padre putativo di Gesù, si svolgono significative manifestazioni a margine della Festa Religiosa, con le sante messe affollatissime, con la processione del simulacro del santo che “visita” benedicente, alcune strade del paese. A Monteparano e a San Marzano, si usa allestire le “mattre”…altarini riccamente imbanditi con piatti tipici, il numero delle pietanze devono essere 15, sulle quali predominano alcune spezie come il pepe, il garofano e la cannella. Il tutto esposto con armonia, eleganza e gran gusto. Si potranno ammirare in questi giorni vere e proprie installazioni artistiche… si tirano fuori le più belle tovaglie, si intronizza il santo su bianche scalinate coperte di teli di raso lucente..dove predomina il colore giallo e marroncino… quasi ad imitare i colori dell’abito e del manto di San Giuseppe, come ce lo rimanda l’iconografia del santo in innumerevoli “figurine”.
“Ogni anno il 18 sera e tutta la giornata del 19 marzo i devoti di Monteparano aprono le loro porte a quanti vorranno visitare i loro impegni devozionali. Il 18 marzo sera è possibile “assaggiare” alcune delle tipiche pietanze accompagnate da un buon bicchiere di vino.” da una postazione all’altra, da una famiglia all’altra, si forma un flusso interminabile di visitatori, le viuzze strette dilatano le loro pareti di calce per accogliere fedeli e curiosi, attratti dalla poesia di queste esposizioni.
Conservando fino alla fine l’installazione, i titolari devoti non lasciano mai andar via nessuno senza offrire una pagnotta di pane benedetta, un tarallino, un dolcetto tenuti da parte per essere donati a coloro che verranno a visitare.
Hanno iniziato per tempo a preparare queste delizie.. per giorni e giorni hanno impastato kg di fresca farina, per farne pane, pasta, orecchiette, tagliolini( massa) cavatelli, “friciddati” e “pizzicarieddi”.
Le donne hanno implorato giorni di sole affinchè la pasta si asciugasse bene… l’hanno stesa sui freschi “cannicci” e sulle ampie spianatoie perché non fosse deteriorata dall’umidità!
Una tradizione questa che si perde nella notte dei tempi..risale forse ad almeno duecento anni addietro, ed è ammirevole vedere l’impegno che viene profuso… è la devozione al santo falegname che le muove…che le benedice e le ricolma di consolazione, le esorta a continuare con gioia la tradizione dei padri.
*Foto di Cosimo Baldaro e Giuseppe Santovito.
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