Gianluca Lomastro, Presidente associazione MADE IN TARANTO
La notizia dei 500.000 immigrati attesi a Taranto rappresentano la goccia che ora fa davvero traboccare il vaso.
A quanto pare, infatti, il Governo avrebbe scelto il porto di Taranto per realizzare un hub di identificazione di immigrati. E, nonostante il presidente dell’Authority non si sbilanci, dal Viminale giungono segnali che lasciano intravedere già una scelta definitiva.
Insomma, facendo un veloce redde rationem degli ultimi anni, Taranto, oltre a tenersi i fumi di Ilva ed Eni, le discariche a ridosso di importanti masserie del territorio come la Leucaspide, le polveri della Cementir e Tempa Rossa, ora deve sobbarcarsi anche di 500.000 profughi.
Io penso che Taranto non meriti affatto questo destino. Anche perché, visto che si parla tanta di rilancio della città sotto il profilo del turismo e dello sviluppo, 500.000 profughi (praticamente due volte e mezza la popolazione locale) rappresentano un rischio concreto per allontanare definitivamente qualsiasi speranza di cambiamento. Immaginatevi quanti turisti possano essere attratti dalle nostre terre sapendole invase da un numero così elevato di profughi..
Sia chiaro: il problema in sè non sono i profughi. D’altronde abbiamo già dimostrato quanto siamo stati bravi ad accoglierli con ogni mezzo. Ma, in una terra come la nostra, già da decenni bistrattata e usurpata da chiunque, l’unica cosa da fare è pretendere investimenti concreti in favore del suo rilancio turistico, commerciale, portuale e persino industriale dal punto di vista delle economie sostenibile.
La gente di Taranto ha in animo una flebile speranza legata all’impegno economico e sociale proveniente da più parti. I progetti e le proposte in atto da più parti ne sono la dimostrazione. Ma evidentemente a qualcuno interessa che la nostra terra sia solo un luogo dove scaricare liberamente tutti i problemi d’Italia. Prima il PIL, poi la questione rifiuti, poi ancora il petrolio e infine i profughi.
Taranto è una città al collasso oltreché allo sbando. Pare che non abbia risorse sufficienti nemmeno a garantirsi un livello minimo di sicurezza dato che di pattuglie di polizia, carabinieri e vigili urbani in giro non se ne vedono. Loro stessi affermano di non avere risorse sufficienti a pagarsi persino la benzina. Taranto è una città in cui il commercio vive una situazione in bilico tra il se il forse. E dopo 50 anni di sacrifici, questa città non si merita quest’ennesimo affronto.
Per cui, faccio appello a tutte le forze buone della città: le associazioni, i commercianti, gli organi dell’informazione, le imprese, i professionisti affinché torniamo ad unirci per respingere quest’ennesimo atto di indifferenza e di sopruso da parte di uno Stato che, ancora una volta, si è auto-eletto senza il parere del popolo..
Insomma, Taranto ultima chiamata: ora o mai più. Il destino della città è appeso un filo. Rimanere indifferenti oppure arroccati sulle solite questioni figlie dell’individualismo non farà che cancellare anche i propri orticelli. Uniamoci. La mala-politica teme le aggregazioni quando queste diventano estese e trasversali.
Pubblicità
Segnala questo articolo su Facebook Twitter e Google