Di Enzo Carrozzini
Purtroppo la settimana appena conclusasi assesta un altro duro colpo al patrimonio storico artistico pugliese ed a tutti quei cittadini agognanti che i siti nei quali sono rinvenuti reperti archeologici possano essere recuperati e valorizzati in quegli stessi luoghi in cui sono rimasti per migliaia di anni al riparo di stratificazioni millenarie, lì dove le antiche popolazioni si insediarono. Il caso del sito neolitico in Corso Vittorio Veneto di Palese, (area a nord ovest del capoluogo pugliese, sede di aeroporto internazionale), sembra essersi concluso con la rimozione delle vestigia giudicate dagli esperti di ” inestimabile valore,”(costituite ,ricordiamo, da 8 Sepolture e corredi funerari, un esemplare quasi unico di statuetta in pietra raffigurante la Dea Madre, oggetti riconducibili alla vita quotidiana di famiglie vissute circa 6000 anni prima di Cristo, così come residui di pavimenti abitativi in ceramica, e relative tracce di pareti divisorie), per fare posto ad un complesso di villini. Nonostante le preoccupazioni sollevate nell’autunno scorso, dall’Associazione Ecomuseale del Nord Barese, la quale, proponeva l’adozione di eventuali soluzioni, nel pieno rispetto dei diritti dei legittimi proprietari dell’area in questione, capaci di bilanciare interessi particolari con quelli collettivi, fino ad ipotizzare per il sito Palesino l’istituzione di un presidio da mettere in rete con altri “giacimenti” neolitici rinvenuti nel territorio metropolitano, tale da rendere fattiva e realizzabile l’utopistica proposta nata in seno all’Associazione stessa , quale quella della realizzazione di un Arcipelago Archeologico Metropolitano Barese.
L’associazione Ecomuseale guidata dall‘Architetto Eugenio Lombardi supportata da: Marilena Rodi, Gianni Carrassi, Silvio Cellamare, Nicola de Toma, Antonio Gadaleta, Giovanni Vacca, costituenti il suo combattivo consiglio direttivo, ha prodotto un comunicato col quale chiede formalmente alle Istituzioni di “vedere le carte” per verificare se esista nulla osta ai lavori rilasciato dalla Soprintendenza all’impresa Tatulli, titolare di richiesta di concessione edilizia degli erigendi villini, (a suo tempo incaricata di eseguire le indagini archeologiche), il suo contestuale via libera allo spianamento, data e rilascio di concessione edilizia, e se le autorità comunali siamo al corrente della placet alla rimozione e il luogo in cui sono conservati i reperti rimossi.
Al netto delle pastoie burocratiche che , presto o tardi ci auguriamo, daranno risposta su di una operazione che fa strame di un pezzo del nostro patrimonio archeologico, capace , se valorizzato, di far assurgere l’area metropolitana barese all’attenzione dei circuiti internazionali dell’arte, con costernazione e rassegnazione constatiamo come il territorio barese non potrà mai elevarsi al livello di una “ Matera Capitale Europea della Cultura 2019“,pur avendone le potenzialità, perché senza amore per la storia antica e con la vista corta non si va da alcuna parte.
Forse se ne riparlerà tra 6000 anni alla scoperta di tutte le edificazioni attuali….
Quando si parla di relatività del tempo….
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