Di Eleonora Arnesano
Quattro quadri danzanti, collegati da un filo conduttore della vita dell’uomo: ecco le quattro stagioni di Fredy Franzutti, performance di teatro e danza in un solo atto, portate in scena sabato 7 Febbraio al Teatro Monticelli di Grottaglie. Dietro l’apparente quadro iconografico, rappresentato dal susseguirsi delle “Stagioni”, che permettono al coreografo di confrontarsi con varie tecniche e soluzioni, si percepisce un significato più profondo, che toccano vasti strati emozionali. Ecco che le stagioni si associano al ciclo della vita, diventano simboli dei diversi momenti dell’esistenza: la giovane freschezza della primavera si contrappone alla calma melanconica dell’autunno, la pienezza dell’estate fa da contrasto al gelo dell’inverno. Per sostenere tale tesi, il coreografo utilizza le rime del poeta inglese Wystan Auden. I danzatori Nuria Salado Fustè, Alessandro De Ceglia, Chiara Mazzola, Francesco Cafforio, Vittoria Pellegrino, Nicola Lazzaro, Francesca Bruno, Alexander Yakovlev, Federica Resta e Francesco Rovea, interpretano i vari personaggi delle poesie di Auden: dai due marinai americani degli anni 40, che rappresentano l’omosessualità del poeta inglese americanizzato, a Minnie e Topolino che, sostituendo le magiche e antiche favole, introducono l’epoca del consumismo. Il balletto si apre con la primavera: è annunciata festosamente da tutti i ballerini in scena che danzano il rapporto con l’amore, la relazione con l’altro e l’incontro. Poi il calore dell’estate è l’allegoria dell’immobilità, incapacità di cambiamento, disinteresse delle disgrazie altrui. Giunge l’autunno, con l’arrivo della pioggia e la routine dei pendolari. Il rumore dei tuoni rievoca la paura delle persecuzioni ed in scena appare una ballerina ebrea, abitante in america, perseguitata dai nazisti. Le stagioni delle emozioni, come quelle meteorologiche non durano per sempre e la morte dell’amato compagno di Auden, nel freddo gelo invernale, spegne ogni volontà e reazione. La morte è però soltanto un cambiamento di modalità, in passaggio ad un altro livello, e nell’inverno, la trasformazione sotto terra del seme in germoglio, comporta la dissoluzione della forma seme che, morendo, infonde la vita alla nuova forma del germoglio. La natura risorge ancora! Questo è il messaggio che salva l’uomo, la certezza che una nuova primavera tornerà a far rivivere la Natura, e noi con essa. Le scene sono state espressamente curate dall’artista d’avanguardia Isabella Ducrot, romana, che si occupa di arte applicata e di studio dei tessuti provenienti in particolare dall’Oriente. La narrazione è affidata all’attore Andrea Sirianni, che, utilizzando una tipica sedia americana, con la sua voce ben definita e l’intreccio, in alcuni momenti, con i ballerini, desta e modella l’attenzione degli spettatori, intesse un fitto dialogo tacito e inavvertito e si rivolge, oltre che allo sguardo e all’udito, anche al senso cinestetico dello spettatore, catapultandoli in una sorta di “spazio” illusorio. Alle melodie di Vivaldi si sono alternate quelle di John Cage, “The Seasons”, un insieme di preludi e quattro pezzi dedicati alle stagioni per come sono concepite in oriente, nelle quali l’inverno è visto come uno stato di inerzia, la primavera come creazione, l’estate come conservazione e l’autunno come distruzione. Le “scomode” note della celesta, utilizzata da Cage nell’orchestrazione sinfonica, si contrappongono a quelle eleganti del clavicembalo nelle Quattro stagioni di Vivaldi, a sottolineare l’eccentrica sensibilità umana, ora pervasa da un senso di complicità, ora rimpicciolita dalla solitudine. La serata si è conclusa con l’assegnazione di un riconoscimento al ballerino grottagliese Francesco Cafforio, che dal 2012 fa parte della compagnia “Balletto del Sud” di Fredy Franzutti.
© Giornale Armonia Registrato al Tribunale di Taranto numero 638 del 23/11/2004
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