Dopo l’inverno viene sempre la primavera. Per “favole&TAmburi”, la rassegna del Crest per le famiglie, domenica 11 gennaio 2015, alle ore 18 al TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, va in scena “Enidutilos o del brutto anatroccolo”, da H.C. Andersen, di Maria Rita Alessandri, regia e interpretazione Roberto Anglisani, musiche Gustavo Mahler. Biglietto unico 6 euro. Info: 099.4725780 – 366.3473430.
La storia rilegge la famosa fiaba del “Brutto anatroccolo” attraverso tre chiavi di lettura: l’emarginazione, l’educazione lenta e dolorosa alla capacità di ascoltarsi, la sofferenza della metamorfosi vissuta sia nella storia soggettiva che nel mondo naturale. Le stagioni scandiscono il divenire della storia. La sofferenza interiore è narrata attraverso le parole misteriose pronunciate dalle voci della natura, come “enidutilos”, il cui significato è svelato dal rispecchiamento, dal processo di oggettivazione che avviene solo nel momento della metamorfosi finale, quando il brutto anatroccolo si guarda e accetta quello che vede. La ricerca della teatralità del racconto utilizza le possibilità narrative e descrittive del linguaggio cinematografico, provocando nel bambino una molteplicità di immagini personali, dando luogo così ad una esperienza di tipo evocativo.
«Dedichiamo questa storia a tutti quei ragazzi che si sono sentiti anche solo per un momento dei brutti anatroccoli, perché scoprano il cigno che è in loro. “Enidutilos” è un titolo scelto scrivendo “solitudine” al contrario, una parola che il brutto anatroccolo ascolta nel suo tempo di metamorfosi, senza coglierne il senso avvertendo però una speciale consolazione, una sorta di quiete dell’anima», dalle note di produzione.
Tarantino, classe 1955, Roberto Anglisani inizia la sua carriera artistica a Milano, nella Comuna Baires, dove avvia il percorso di studio del metodo Stanislawskj, che amplia attraverso esperienze di training fisico con attori di Jerzy Grotowsky e approfondisce con altri maestri come Raul Manso (Studio dell’Attore – Milano) e Dominic De Fazio (Actor’s Studio – New York). Intorno alla metà degli anni ‘80 incontra Marco Baliani e lavorando con lui trova nel linguaggio della narrazione teatrale la possibilità di mettere a frutto le esperienze fatte durante la sua formazione: da una parte il lavoro sul corpo e la sua espressione e dall’altro il lavoro sensoriale e quello sul mondo interiore del personaggio. Anglisani dà vita ad una narrazione teatrale che ricorda il cinema. Le sue parole, i suoi gesti evocano nello spettatore immagini tanto concrete da poter essere paragonate ad un film.
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