di Enzo Carrozzini
La questione dell’insediamento archeologico risalente a detta degli esperti della soprintendenza di Bari a circa 7500 anni fa e considerato un sito tra “i più significativi” per estensione ed importanza dei rinvenimenti, posto in un area privata situata a neanche 40 metri dalla costa a nord ovest di Bari nel quartiere di Palese, località nota per essere sede dell’aeroporto internazionale del capoluogo, risolleva la discussione sull’opportunità della valorizzazione del patrimonio artistico culturale che la comunità pugliese possiede (inconsapevolmente, come è il caso di cui si tratta ), e come l’interesse collettivo possa convivere con quello privato,altrettanto legittimo, dei proprietari che vorrebbero edificare l’area. Abbiamo chiesto all’Architetto Eugenio Lombardi che, insieme all’ Associazione Ecomuseale del Nord Barese , è impegnato in una encomiabile lotta quotidiana per la difesa del patrimonio storico e ambientale cittadino, di fare una disamina dello stato dell’arte.
Architetto Lombardi può illustrare brevemente, per i nostri lettori, come si è determinata la questione?
L’interesse privato per quell’area risale già ad alcuni anni, ma è dalla fine degli anni Sessanta che si conosceva, grazie alla casualità della scoperta di un vaso sul costone roccioso di Palese, la presenza di un insediamento neolitico in un sito ampio almeno otto ettari. Era stato posto il vincolo archeologico, ma già nei primi anni Novanta i nuovi proprietari dell’area, nel frattempo devastata dalla selvaggia edificazione di ville e della struttura turistico-ricettiva ora in stato di totale abbandono del Poseidon,avevano chiesto e ottenuto dal TAR la sua rimozione.Venne presentata nel 2011 la richiesta di concessione per una lottizzazione a villini e la Soprintendenza Archeologica richiese indagini prima della cementificazione, presumo allo scopo di produrre una documentazione scientifica da poter poi archiviare. Ma l’esito degli scavi è stato di gran lunga superiore alle aspettative, individuando i resti di un villaggio neolitico e un gruppo di tombe con manufatti di eccezionale valore e rarità.
Si attende il parere della Soprintendenza per le ulteriori indagini svolte sul sito dai quali dipenderà la sorte dei ritrovamenti. Può azzardare una previsione?
Il Soprintendente si è già espresso in due occasioni, riconoscendo che i ritrovamenti sono effettivamente di alto valore, ma non individuando in quanto emerso fisicamente una giustificazione sufficiente a salvaguardare e valorizzare l’area. Questo dovrebbe portarmi ad essere piuttosto pessimista sull’esito di questa azione di civiltà. Tuttavia, da quando abbiamo percepito il rischio che si stesse velocemente andando verso la traumatica chiusura delle attività di indagine con la cancellazione dell’ultima fetta ancora integra di quello straordinario sito neolitico e quale presidente dell’Associazione Ecomuseale del Nord Barese ho rotto gli indugi affiancando le mie azioni a quelle di chi mi aveva tempo fa preceduto, la conoscenza pubblica è cresciuta a dismisura, coinvolgendo una cittadinanza rimasta totalmente ignara del tesoro a disposizione in casa propria. E sono stati pubblicati decine di articoli dalla stampa cartacea e on-line. Questo mi porta ad essere fiducioso in una diversa conclusione della ormai lunga vertenza, che ovviamente noi tutti auspichiamo.
Verosimilmente si potrà assistere alla nascita di un parco Archeologico “Palesino”?
Vorrei ricordare che si è appena inaugurata la stagione della città metropolitana, la cui gestione dovrà doverosamente tener conto di una visione di sistema e della valorizzazione del territorio secondo le indicazioni del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale. Inoltre, e non è cosa di poco conto, i famosi finanziamenti europei giungeranno solo se e ci si muoverà in direzione di una progettualità di tale natura che veda la propria connotazione nella emersione , tutela e valorizzazione delle risorse materiali e immateriali, in un processo di riconosciuta sussidiarietà fra le aree territoriali partecipi della città metropolitana. Quindi, un parco archeologico di Palese avrebbe più che giustificata esistenza in una rete di parchi archeologici che veda, ad esempio, la valorizzazione del sistema archeologico costiero e di quello interno delle lame e degli ipogei. Senza dimenticare quanto strategica per il territorio possa a questo punto diventare la vicinanza con l’aeroporto internazionale e con i flussi turistici che esso garantirebbe.
Come intende muoversi L’associazione che presiede, e che cosa ha in serbo in argomento?
L’incontro pubblico di martedì 11 Novembre alle 19,30 nella sala della Parrocchia di San Michele sarà un primo momento di comunicazione, nella speranza che siano presenti anche espressioni istituzionali locali e metropolitane, nonché responsabili della Soprintendenza. Il fine è stimolare un tavolo di confronto e concertazione per individuare soluzioni alternative alla piatta e arida cancellazione di una straordinaria pagina di Storia del territorio e che contemplino le giuste aspettative dei privati e il diritto della Comunità di salvaguardare e valorizzare la propria Storia. Prepareremo nel frattempo un importante convegno scientifico. Ma il futuro deve saper guardare anche oltre, dialogando con un territorio storicamente molto più ampio, al fine di avviare una progettualità in linea con l’alto livello storico-culturale delle scoperte. A noi tutti, la sensibilità e capacità di saperle comprendere e farle fruttare. L’etica della responsabilità susciti la consapevolezza che il patrimonio che andremo a salvare e valorizzare non appartiene solo a noi ma, soprattutto, alle generazioni future.
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