di Giulia Mezzolla
I Buddenbrook è la prima opera narrativa di ampio respiro di un giovanissimo Thomas Mann. La cosa più sorprendente è infatti sapere che un libro di tale valore sia stato prodotto dalla mente di un giovane appena ventiquattrenne.
Il libro ci riconduce nella Germania dell’800 e in particolare a Lubecca, dove assistiamo all’inevitabile decadenza della borghesia . I protagonisti sono i membri della famiglia Buddenbrook, della quale conosceremo quindi ben quattro generazioni. Si inizia dal vecchio Johann, il più esperto nell’arte del commercio, per poi passare al figlio, anche lui chiamato Johann, che è un ottimo commerciante ma forse troppo legato alle questioni religiose. Veniamo a conoscenza dei quattro figli di Johann, Thomas, onesto e giusto, si assumerà lui il compito di dirigere la ditta di famiglia alla morte del padre; Christian, stravagante e amante del teatro, dei piaceri della vita piuttosto che del lavoro; Antonie, un personaggio originalissimo che ha sempre un commento personale su tutto ciò che accade, che piange delle sue disgrazie ma che non per questo perde il suo orgoglio; e Clara, della quale si parla molto poco nel libro, poiché muore giovanissima. Il lettore vive dunque con loro tutti gli avvenimenti possibili, dalle feste ai matrimoni, “nascite e battesimi, nozze e amari decessi”, come scrive Mann. La carriera di Thomas nella ditta inizia brillantemente , ma a causa di tanti piccoli eventi negativi, non durerà a lungo: si nota infatti che Thomas, già a 50 anni, si sente stanco, demotivato e privo di nuove forze. Suo figlio, nato dal matrimonio con la bella Gerda, è il protagonista della quarta e ultima generazione. Il piccolo Hanno però è malato, debole e timoroso dei confronti della vita e del mondo, governati soltanto dai più forti, dai prepotenti.
L’unica maniera per potersi esprimere è la sua passione per la musica. Il padre, Thomas, che comprende l’incapacità del figlio di essere in futuro capo della ditta, decide che questa venga chiusa dopo la sua morte che, infatti, avviene poco dopo tempo. Alla fine della ditta Buddenbrook, segue anche la fine della stessa dinastia , in quanto un anno dopo il padre, anche il piccolo Hanno, troppo delicato, sensibile e inoltre consapevole della sua vicina fine, muore di tifo.
Mann ha avuto la capacità di generare figure molto originali e più che mai attuali. Maestro dell’introspezione, egli analizza minuziosamente gli angoli più celati della personalità e dei pensieri di ogni singolo Buddenbrook. Viene rivelata dunque, attraverso questo romanzo, una straordinaria e meravigliosa varietà di menti e caratteri, gli uni sempre diversi dagli altri, e soprattutto viene riscoperto un valore sempre più dimenticato: il giusto orgoglio, l’onore di una famiglia, la quale anche dinanzi alle cadute più eclatanti , si rialza a testa alta e sopravvive fino all’ultimo respiro, fino all’ultimo cenno di vita.
E anche quando la famiglia è vittima della crudeltà del destino e si abbandona quindi alla morte definitiva, il suo onore, il suo orgoglio e la sua fierezza l’avranno già resa immortale.