Giulia Mezzolla
Ogni studente nel corso della sua vita scolastica ha dovuto fare i conti in modo diretto o indiretto con ragazzi sfrontati e senza regole, comunemente chiamati bulli. Questi sono il terrore dei bravi ragazzi, di coloro che hanno preso con estrema serietà lo studio, attenendosi sempre ai principi della buona educazione e alle regole del vivere civile, ma anche dei ragazzi fragili che, non avendo un supporto famigliare in grado di aiutarli, vengono presi di mira più facilmente.
L’ultimo episodio di violenza tra i banchi di scuola risale agli inizi dell’anno scolastico in corso in un Istituto Superiore di Belluno, dove due studenti minorenni sono stati accusati di aver minacciato e percosso per un intero anno scolastico un loro compagno di classe, costretto a cambiare scuola. Naturalmente questo è solo uno della miriade di esempi riconducibili al fenomeno del bullismo. Da diversi anni, il problema ha assunto dimensioni più vaste, coinvolgendo anche il “gentil sesso”, che in determinate situazioni riesce a diventare ancora più sadico e crudele . Un esempio risale a diversi anni fa, quando a Quarto Oggiaro, una periferia turbolenta di Milano, una diciassettenne è stata scaraventata a terra e presa a calci da una baby gang al femminile solo per sottrarle il cellulare. A Mortara, un’altra ragazza ha subito delle percosse da quattro compagne che le hanno bruciato inoltre il giubbotto. Di questi episodi si potrebbe fare un elenco interminabile visto che spesso si ripetono le dinamiche e le situazioni.
E’proprio per questo che il Ministro degli Interni Angelino Alfano ha proposto per il nuovo anno scolastico un’interessante iniziativa volta a ridimensionare il fenomeno sia nelle scuola che fuori, mettendo a disposizione un numero verde che alunni, insegnanti, presidi o cittadini comuni possono utilizzare per segnalare qualsiasi caso sospetto di violenza subita o perpetrata. Quasi sempre le vittime del bullismo sono ragazzi riservati, che non hanno un gruppo folto di amicizie o che preferiscono condurre una vita maggiormente dedita allo studio piuttosto che ad altre attività.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che anche i bulli solitamente vivono dei disagi di carattere famigliare o sociale che li portano ad essere astiosi e reattivi in talune circostanze. La scuola, ma anche il tessuto sociale, dovrebbe coinvolgere attivamente anche questi ragazzi in qualcosa di utile per responsabilizzarli, rafforzandone l’autostima e dando loro delle opportunità che li facciano crescere basandosi su una percezione positiva di sé stessi. Il problema dunque è tutt’altro che semplice, ma se affrontato con costanza fin dai primi anni tra i banche di scuola, potrebbe essere risolto facendo capire ai ragazzi che abbiamo tutti bisogno degli altri e che nessuno basta a sé stesso. In questa consapevolezza, si potrà crescere diventando adulti migliori.
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