Di Francesca Tomei
Il cane è l’animale domestico che ha stretto il più antico patto di amicizia con l’uomo. L’aiuto ed il
contributo dati dal cane all’umanità sono enormi, impagabili. Oggi continuiamo a definirlo il nostro
più fedele amico, e lo è, davvero, è fedele e leale. Ma quanta fatica costa al povero cane lo starci
accanto? La vita insieme a noi è molto difficile, spesso triste e monotona. Eh già, noi, spinti dal
forte desiderio di avere un quattrozampe, lo adottiamo, lo curiamo, lo sfamiamo, lo riempiamo di
coccole e lo portiamo in passeggiata per fare i bisogni. Poi gli lasciamo casa, giardino o terrazzo a
disposizione, ogni tanto gli lanciamo una pallina e gli allunghiamo un boccone prelibato, la sera ci
accomodiamo sul divano e giù con tante coccole e grattini. E dal momento in cui Fido entra nella
nostra vita, anzi dal momento in cui sono superati tutti i “problemi” relativi all’ambientazione, ai
bisogni, alle distruzioni dei mobili, affermiamo: “un cane ti cambia la vita, non potrei immaginare la
mia vita senza di lui”!
E’ vero, si, che un cane cambia la vita, la riempie, la impegna, la rende divertente. Un cane
compensa i vuoti affettivi umani, a volte, purtroppo, diventa il capro espiatorio su cui sfogare
frustrazione e nervosismo. E’ il mezzo attraverso cui dimostriamo quanto siamo bravi, alimentiamo
il nostro ego, soprattutto se Fido è molto educato.
Ma, partendo dal presupposto che la vita con un cane dovrebbe essere molto più di quanto ho
elencato, ci chiediamo mai qual’è il punto di vista di Fido? In ogni situazione c’è sempre il risvolto
della medaglia, ed il punto di vista del cane differisce molto dal nostro. Eh già, il punto di vista del
cane, quante volte lo abbiamo considerato?
Ci siamo mai interrogati su cosa è veramente importante per il nostro quattrozampe? I suoi bisogni,
le sue motivazioni, sono talmente distanti dal nostro modo umano di vedere la vita. Cito solo un
esempio: in passeggiata decidiamo noi il percorso, e non permettiamo al cane di annusare dove si
ferma. Spesso annusa la pipì di un conspecifico e noi lo strattoniamo via, schifati e meravigliati
dall’attrazione che una sostanza eliminata da un corpo possa esercitare sull’animale … in realtà, così
facendo lo stiamo privando della possibilità di essere cane! Infatti la pipì contiene tantissime
informazioni, racconta se il cane che l’ha lasciata è maschio, femmina, cucciolo, adulto, malato o
sano, se è una femmina in calore…e per chi la annusa, questa pipì è fonte di conoscenza. E’
semplicemente un “comportamento da cane”, che necessita di essere da noi conosciuto, compreso e
rispettato. E’ un pò come per noi leggere un giornale…siamo sul più bello ed arriva qualcuno che ci
strappa via il foglio! Non è proprio una bella cosa.
E questo è solo un piccolo esempio di come, secondo una visione umana, priviamo i nostri amici
della loro natura. Eppure, nonostante tutto, i nostri cani sono sempre lì, ci aspettano, ci adorano, ci
perdonano.
Ma una vera amicizia dovrebbe essere basata sulla conoscenza e sul rispetto reciproco.
Ecco allora che l’urgenza è quella di imparare a comunicare. E poiché i cani si sforzano tanto per
comprenderci, credo sia giusto che anche noi ci mettessimo in discussione ed imparassimo almeno
le basi per instaurare una comunicazione chiara e coerente. Almeno potremo evitare tanti malintesi.
Bisogna partire dal fatto che il cane non utilizza la parola. Noi umani basiamo la maggior parte
della nostra comunicazione sul linguaggio verbale. In realtà abbiamo altri canali comunicativi, il
linguaggio posturale (relativo al corpo), la mimica (relativa alle espressioni facciali), il tono ed il
timbro della voce. Apparentemente ci affidiamo al significato delle parole, ma se osserviamo due
persone che dialogano tra loro, notiamo che la loro comunicazione è ricca di sfumature: cambiano
le posture, i gesti, cambia la mimica facciale ed il tono della voce. Sembrano sfumature, ma in
realtà sono gli elementi che confermano quanto affermato dalle parole…o contraddicono il
significato delle parole. In poche parole rendono la comunicazione coerente.
Il cane, dal momento che utilizza un linguaggio non basato sulle parole, si affida quasi totalmente
alla comunicazione del corpo. Osservare dei cani che interagiscono tra loro conferma questo: le lorointerazioni sono basate quasi esclusivamente su posture, movimenti della coda, delle orecchie,
espressioni facciali, sguardi. Potremmo credere che non si dicano niente, invece non è così, si
stanno dicendo tante di quelle cose, che se solo fossimo in grado di interpretarli ci renderemmo
conto della loro eccezionale capacità comunicativa. E’ anche vero che i cani emettono
vocalizzazioni, abbai, ringhi, uggiolii, ululati, ma sono soltanto la minima parte di una complessa e
perfetta capacità comunicativa.
Per cui, se il cane basa la comunicazione sul linguaggio del corpo ed attribuisce scarsa importanza
alle parole, è proprio da qui che si deve partire.
La prima regola dovrebbe essere quella di limitare le nostre parole. E’ difficile, lo so, noi siamo
tanto chiacchieroni, emettiamo suoni continuamente. Lo facciamo con i nostri simili e lo facciamo
con i nostri animali. Raccontiamo loro le nostre giornate, i nostri problemi, i nostri segreti…tanto
loro non parlano, non ci giudicano, non ci contraddicono! E’ vero tutto questo, ma parlare con gli
animali è un nostro bisogno, e non dobbiamo cadere nell’errore di interpretarlo come
comunicazione. Anche se il cane ci guarda con attenzione, inclina il muso, ci abbaia, ci scodinzola o
si allontana, non significa che abbia capito il senso delle nostre parole, ma che ha interpretato il
tono della nostra voce, la nostra mimica e la nostra postura.
Le parole che insegnamo ai cani (es vieni, seduto, resta, usciamo, pappa) assumono un significato
perché associate a movimenti, situazioni. E magari non ci pensiamo mai, ma la parola, ad esempio
“seduto” ha un significato diverso da “stai seduto” o “mettiti seduto”. Il significato è diverso perché
è diverso il suono che emettiamo. Le parole devono essere chiare, semplici, e pronunciate sempre
nello stesso modo.
Il tono della voce deve essere sempre dolce, mai impositivo…quello con il cane è un patto di
amicizia, non un dominio.
Nell’usare il nostro corpo dobbiamo imparare a controllarci, nei movimenti, nelle espressioni. Se
chiamiamo un cane accovacciandoci, siamo sicuri che lui arriverà, anche se non parliamo. Ma se
restiamo in piedi, con le braccia poggiate sui fianchi e per di più siamo arrabbiati, il cane non verrà
da noi…penserà sicuramente “non vado…chissà cosa mi aspetta!”
Se ci chiniamo sul cane gli trasmettiamo la sensazione di essere “dominati” e questo porta il cane ad
allontanarsi da noi; non dovremmo mai allungare le braccia per afferrare un cane, il miglior modo è
aspettare che sia lui ad avvicinarsi. E se non si avvicina un motivo c’è!
Mai guardare fisso negli occhi un cane: come per noi umani lo sguardo fisso significa minaccia,
mette a disagio, ed un cane, in base al suo temperamento può reagire in due modi, scappare o
attaccare.
Ed ancora, non si dovrebbero mostrare i denti al cane…il cane alza le labbra e scopre i denti per
avvertire o minacciare, e se noi lo facciamo verso di lui, stiamo semplicemente causando una sua
reazione. Una volta ho assistito proprio a questa situazione, un uomo si è avvicinato ad un cane
tenuto al guinzaglio dal proprietario. Il signore, poichè aveva paura del cane, aveva una postura
rigida ed incerta, che ha messo il cane in allerta. Nell’umano tentativo di farselo amico, si è chinato
sull’animale, guardandolo fisso negli occhi e mostrando un sorriso a 32 denti..il cane è balzato in
avanti abbaiando. Ed aveva ragione, l’uomo aveva comunicato in modo errato, così lui si è visto
costretto a reagire. Per fortuna, essendo al guinzaglio, non ci sono state conseguenze. Ma quante
volte avvengono situazioni simili? Per lo stesso motivo si spiegano le aggressioni ai bambini: sono
ad altezza cane, si avvicinano con movimenti non fluidi, spesso strillano, guardano fisso l’animale
ed allungano le braccia. Il risultato lo possiamo immaginare. E la colpa è di Fido se reagisce?
Oppure l’uomo dovrebbe imparare ad approcciarsi nel modo corretto a quello che è l’amico da
tantissimi anni?
Per vivere bene con i cani è necessario conoscere bene la loro vera natura. Per comunicare in
maniera corretta dovremmo imparare da loro…osservare i loro rituali, le modalità di approccio,
imitare la loro comunicazione. Insomma dovremmo uscire dalla nostra condizione umana e metterci
al livello del cane.
Purtroppo il punto è sempre lo stesso, decidiamo di adottare un animale, spinti da motivazioni e
bisogni affettivi, crediamo di assicurargli il meglio, mentre in realtà siamo carenti nellasoddisfazione dei suoi bisogni e cadiamo in malintesi comunicativi. Il più delle volte non ce ne
rendiamo conto, perché siamo troppo convinti che il nostro operato, il nostro modo di agire, il
nostro linguaggio siano infallibili, i migliori in assoluto.
Tante volte mi domando cosa ci direbbero i nostri animali se potessero parlare…Immagino di essere
un cane e l’unica cosa che chiederei è di essere conosciuto e rispettato per quello che sono…un cane
Francesca Tomei – Istruttore Cinofilo – Presidente Divertirsi a 6 Zampe Associazione Sportiva
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