di Gianbattista Tagliani*
La seconda metà del Luglio 2014 sarà senza dubbio ricordata per infinite motivazioni, individuali o collettive tra cui c’è la delirante empasse della categoria dei giudici di tutto il mondo(generalizzo geograficamente quanto tematicamente).
Cito solamente, per ovvie ragioni (annoiare consapevolmente chi dovesse leggere queste riflessioni sarebbe quanto meno difficile da spiegare), lo spettacolare quanto inatteso ribaltamento della sentenza di primo grado che ha sancito l’innocenza dell’ex premier Silvio Berlusconi nel processo relativo alla vicenda “Ruby”. Rifletterei piuttosto su altre due sentenze rimbalzate sui media, una il 16 e l’altra il 20 Luglio. La sentenza pronunciata il 16 Luglio scorso è stata emessa dal tribunale di Bordeaux (FRA) ed ha condannato Caroline Doudet, popolare blogger critica gastronomica alla correzione del titolo di un suo post ed al pagamento di €1.500 in favore della titolare del ristorante Il Giardino di Cap Ferret, come risarcimento per una recensione intitolata “Il posto da evitare a Cap Ferret, il Giardino”, letta da tante persone che ha finito per comparire, sul web, in cima ai risultati dei motori di ricerca tipo google, per chiunque cercasse il nome del ristorante. La corte non è entrata nel merito del contenuto del post pubblicato dalla blogger. Ha, invece, ribadito l’inviolabile diritto di esprimere qualsivoglia giudizio, purché non offensivo e dunque non lesivo nei confronti di terzi. Ha però ritenuto sanzionabile, perchè lesivo, il fatto che l’articolo risultasse meglio indicizzato, addirittura dello stesso sito istituzionale del ristorante. La sentenza di oggi, 20 Luglio 2014 è stata invece pronunciata da un tribunale della Florida (USA) che ha condannato la RJ Reynolds (uno dei principali produttori mondiali di tabacco) al pagamento di $ 23,6 miliardi in favore di Cynthia Robinson a titolo di risarcimento per la morte del marito 36enne (convinto tabagista), consolidando in giudizio (negli Stati Uniti ogni sentenza ha valore di precedente “condizionante” i futuri giudizi su analoghe fattispecie) il nesso di causalità, fumo-tumore al polmone. Dunque perché definire queste due sentenze come “delirante empasse della categoria dei giudici”? Uno degli avvocati che hanno intentato la causa contro la RJ Reynolds ha dichiarato alla BBC di esser consapevole che l’entità della sanzione comminata sia esagerata e che verrà ridotta in appello. Ma ha anche precisato il valore immateriale della mega multa; “da quando ci sono stati i primi ricorsi contro l’industria del tabacco e le prime condanne, nulla è cambiato nella condotta commerciale dei produttori. Un multa così serva dunque da ammonimento perchè le cose cambino”.
La “perversione” della sentenza di condanna pronunciata nei confronti di Caroline Doudet sta nel fatto che l’imputata non solo non ha messo in atto alcuna condotta lesiva degli interessi del ricorrente (non è certo la blogger a stabilire le regole che i motori di ricercano usano per ordinare i risultati delle ricerche).
In entrambi i casi la sensazione epidermica è che i ricorrenti più che cercare giustizia abbiano usato i tribunali per farsi giustizia. Ma riflettendo con più attenzione ci si rende conto che la chiave è il ruolo e l’azione del legislatore e l’eterno conflitto d’interessi tra lobbisti (coloro che promuovono e tutelano gli interessi di determinate categorie di persone) e legislatori (coloro che promuovono e tutelano gli interessi della comunità intera.)
*giornalista e blogger segui il blog http://theghyan.blogspot.it/