Il signor Martino Scialpi ha vinto un miliardo di lire 33 anni fa. Ma tra matrici inesistenti e documenti falsi, ora è in causa con lo Stato in una vicenda che ha portato a tre indagati da parte del Coni. “Mi avete rovinato la vita”, dice lui.
Sono ormai 33 anni che Martino Scialpi cerca di riscuotere il miliardo di lire vinto con un 13 al Totocalcio. Era il pomeriggio di 1° novembre 1981 quando quel ragazzo pugliese di 28 anni si ritrovava all’improvviso straricco. La sua storia è riportata dal Corriere della Sera. L’uomo compra una schedina in una ricevitoria di Ginosa, in provincia di Taranto, e becca i risultati di tutte partite: “ha vinto più di un miliardo di lire. Non sa ancora che tutti quei soldi, però, non li vedrà mai. O, almeno, non li ha visti fino a oggi che ha 61 anni e ha passato gli ultimi 33 a combattere nelle aule di giustizia per riscuotere la sua vincita, tirando in ballo anche il Coni che quella vittoria non l’ha mai riconosciuta”.
Il calvario di Scialpi inizia quando smarrisce la matrice della sua schedina:
“Di fatto il tagliandino che avrebbe cambiato la vita di Scialpi non è mai arrivato nell’«archivio corazzato» della commissione del Totocalcio di Bari. Ma la storia è più complessa e inizia a rimbalzare da un aula di tribunale all’altra, di ricorso in ricorso”.
Si scopre che la ricevitoria dove Martino ha giocato la schedina non è riconosciuta:
“Scialpi coinvolge i vertici del Coni che si difendono esibendo un documento che prova la cessione dell’attività della ricevitoria da un proprietario all’altro, con la conseguente revoca della concessione. Insomma, la ricevitoria dove Scialpi aveva tentato la fortuna non avrebbe avuto le carte in regola per vendere le schedine in quel momento. Scialpi viene anche accusato di truffa e falso ma poi è assolto con formula piena. Una sentenza del tribunale di Taranto nel 1987 accerta l’autenticità della schedina e gliela restituisce”.
Comincia così per Scialpi una giungla di processi:
Come quando, nel 2008, chiede che venga annullato il verdetto della corte d’appello-sezione civile di Roma che nel 1985 ha dato ragione al Coni. Scialpi e il suo avvocato portano ai magistrati una doppia perizia grafologica e merceologica disposta nel 2004 dal gip del tribunale di Bari: gli esperti (il chimico Roberto Ciarrocca e il grafologo Romeo Di Desiderio) sostengono che le carte presentate dal Coni sul passaggio di proprietà della ricevitoria sono state «manipolate». Sembra addirittura che il documento datato 5 agosto 1981 sia stato in realtà redatto in un’epoca vicino al 1991.
Indagate tre persone per una schedina:
“Intanto sono stati indagati, con l’accusa di aver prodotto documenti falsi, l’avvocato Luigi Condemi del Coni, l’avvocato Enrico De Francesco di Taranto e l’ex responsabile Coni per la zona di Bari Mario Bernacca. Ma il pm ha chiesto l’archiviazione dell’indagine. Scialpi si è opposto e il 4 novembre ci sarà l’ennesima discussione fra le parti, dopo di che il giudice deciderà se accogliere la richiesta di archiviare il procedimento o meno”.
Scialpi afferma che la sua vita è “rovinata”, ma il Coni non vuol sentir ragioni:
“Non esiste alcuna sentenza del tribunale di Taranto, della Cassazione o di qualsiasi altro giudice che abbia accertato il preteso diritto del signor Scialpi al pagamento di una vincita al Totocalcio. Il signor Scialpi è sempre uscito soccombente da tutti i giudizi intentati al Coni. Continueremo a tutelare il denaro pubblico che gestiamo dai tentativi di aggressione del signor Scialpi”.
Fonte: www.fanpage.it
Metti “Mi Piace” sulla pagina Facebook del Giornale Armonia >>> |
Segnala questo articolo su Facebook Twitter e Google