di Enzo Carrozzini
Erano le 15,30 di Sabato 4 Giugno 1994, una calda giornata di inizio estate si portava via ad appena 41 anni, a seguito di un infarto, Massimo Troisi, uno degli attori più amati dal pubblico italiano. L’attore napoletano si trovava a casa della sorella Annamaria, presso la quale amava ritemprarsi dopo le fatiche del lavoro. Questa volta però Massimo era davvero stanco, il giorno prima era terminata le riprese de “Il Postino”, il film di Michael Radford, la cui lavorazione aveva affrontato con fatiche inenarrabili, consapevole di avere il cuore malandato, rimandando un’operazione cui avrebbe dovuto sottoporsi prima dell’inizio delle riprese, scegliendo stoicamente di non risparmiarsi perché le esigenze di lavorazione legate alla presenza del grande attore francese Philippe Noiret ,(che ricordiamo interpretava il poeta cileno Pablo Neruda), non lo consentivano. L’attore era affetto sin da giovinetto da dolorose febbri reumatiche che gli cagionarono gli scompensi cardiaci per i quali fu operato negli Stati Uniti agli inizi della carriera dallo stesso chirurgo(De BeckeY) che avrebbe dovuto operarlo , se la morte non lo avesse colto nel sonno post prandiale in quel giorno di vent’anni fa. Troisi se ne andato con una “mort é subbeto”, come i napoletani usano definire nel loro linguaggio colorito, una “partenza” non tramautica e senza sofferenze, ma egli, da nuovo Pulcinella del 900, senza bisogno di usare trucchi e soltanto con la gestualità e una parlata incarnante i tic del giovane meridionale dolcissimo e insicuro, era riuscito a ri costruire e rinverdire i fasti della maschera nazionale partenopea, assestando anche bellissimi sberleffi alla padrona della vita…
Lo ricordiamo nell’episodio de “La Guerra”, insieme ai due suoi colleghi degli esordi de “La Smorfia”, Enzo De Caro e Lello Arena; o ancora nel film di Arena “no Grazie il caffè mi rende nervoso”, un giallo surreale, in cui interpretando se stesso viene ucciso dal serial Killer “Funiculì Funiculà”,( interpretato dallo stesso Arena), e fatto ritrovare dentro un pianino napoletano con una pizza in bocca, perché ritenuto colpevole di aver stravolto le tradizioni napoletane; O ancora una autobiografia scritta e diretta da se stesso, dal titolo “E’ morto Troisi, Viva Troisi..!” in cui tutti i migliori amici di Massimo, da Renazo Arbore, Carlo Verdone a Roberto Benigni sono chiamati a dedicare un “coccodrillo” all’amico dipartito…. E poi ancora “Il Postino” film in cui nel ruolo del protagonista incide un saluto a Neruda che, purtroppo, ascolterà dopo la sua scomparsa…. La ferita della partenza di Massimo non è ancora rimarginata, tanti, tutti pensano che nel corso della carriera sarebbe riuscito a conquistare un riconoscimento maggiore come l’ Oscar Holliwoodiano, rispetto ai traguardi sia pure lusinghieri raccolti nella sua breve vita. La storia artistica di Troisi è conosciuta, ci piace soltanto ricordarlo in un episodio de “Non ci Resta che Piangere” , scritto a due mani con Roberto Benigni, nell’episodio in cui affacciatosi da una finestra risponde al “Ricordati che devi morire” proferitogli da un frate Trappista, con un “.. si si , mo me lo segno, ….proprio”…. L’ennesimo sberleffo al suo destino, che ha posto il cuore al centro di ogni sua azione tanto da farne poesia come quella musicata dall’amico Pino Daniele: “O ssai comme fa o core…?”….
http://youtu.be/2vPPSIUHZK8