di Serena Verga
Immaginate una vecchia cantina. Umida. Disordinata. Con pareti tappezzate da poster colorati ed in bianco e nero che ritraggono i grandi della musica italiana ed internazionale. Poi una batteria, una chitarra, un basso, un violino riposto nella sua vecchia custodia impolverata dal tempo. Ed un microfono. E’ così che s’inizia a respirare la vera musica. In una stanza qualunque. Sperando di non disturbare i vicini di casa (ma tanto un rimprovero arriva sempre!).
Proprio così ha iniziato Antonio Diodato, il cantautore tarantino, che gareggia nella sezione Nuove Proposte del Festival della Canzone Italiana di Sanremo 2014. Suona da 20 anni, sempre in giro per l’Italia, ma il 26 aprile 2013 resta per lui una data memorabile: con la collaborazione del produttore romano Daniele Tortora, esce il suo primo disco “E forse sono pazzo” – per Le Narcisse Records, distribuito da Goodfellas – presentato nello stesso giorno all’Angelo Mai Altrove di Roma. La sua musica suscita da subito notevole interesse. Interviste. Esibizioni live in programmi di qualità. E varie recensioni su diverse testate nazionali. Esperienza da ricordare il concerto del Primo Maggio 2013 a Taranto sul tema Ilva: lì, davanti a migliaia di persone, ha condiviso il palcoscenico con grandi artisti come Fiorella Mannoia, Luca Barbarossa, e tanti altri. Poi una sua speciale e coraggiosa rivisitazione di “Amore che vieni, amore che vai” di Fabrizio De Andrè (videoclip visibile su YouTube) viene scelta da Daniele Luchetti per la colonna sonora del suo nuovo film, “Anni felici”, con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti e presentato in anteprima al Festival Internazionale del Film di Toronto. In occasione dell’ultimo Medimex 2013 è stato premiato dalla piattaforma di ascolto on demand Deezer come artista dell’anno.
Ora Diodato calca lo storico palcoscenico del Festival di Sanremo 2014. La sua “Babilonia” è una canzone intensa, introspettiva, che racconta delle tante piccole Babilonia del nostro Paese. Sfiora con delicata attenzione il tema del disorientamento generale, ma anche individuale: ad ognuno di noi sarà capitato di attraversare un periodo di confusione, durante il quale un dubbio o una scelta importante ci fa sentire incapaci di decidere cosa sia meglio per noi. Ecco la nostra “Babilonia”, dalla quale vogliamo fuggire, ma nella quale vogliamo paradossalmente restare, perché la nostra “Babilonia” può essere anche la città dove siamo nati e da cui siamo costretti ad allontanarci per cercare un futuro più sicuro. Una canzone di un amore disorientato. Con un climax ascendente ed una chiusura forte, arricchita da un urlo liberatorio che dice “Babilonia” a squarcia gola, come se volessimo portare lontano da noi ogni nostro dubbio, tutte le paure limitanti, con il desiderio di rialzarci dopo una grossa caduta, riscattandoci dal dolore per ricominciare a volare.
Nell’esibizione live di Diodato di mercoledì 19 febbraio, proprio nel momento in cui ha aperto le braccia verso il pubblico dell’Ariston cantando sentitamente l’ultimo acuto di “Babilonia”, è come se il palco del Teatro si fosse trasformato in un microcosmo di pensieri in disordine. Il Mondo. Il nostro Mondo pieno di contraddizioni, di guerre quotidiane, di gioie e dolori. È come se lui lo avesse stretto in un abbraccio musicale, rassicurante, che sa di speranza.
Taranto si sta facendo sentire. Taranto non è solo Ilva. Taranto è Arte. E Diodato, in questo Festival di Sanremo, ne è il portavoce!
“Andate fiduciosi nella direzione dei vostri sogni,
vivrete la vita che avete sempre immaginato.” [cit.]
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