di Paola Bozzani
Una mattina uscendo di casa, avendo attraversato il portone di “isse e tras” mi sono trovata davanti a un cartello, attaccato al muro, affianco al portone che diceva “chi deposita l’immontizia in questo luogo è una sporcaccione lurida e se è maschio e un cornuto”. Il cartello denunciava, pur con le modalità tipiche della gente della città vecchia, il disagio di tanti abitanti davanti ai cumuli di rifiuti abbandonati, fin dalle prime ore del mattino, per terra, agli angoli delle strade che deturpano la bellezza del borgo antico.
Le sue meravigliose piazze di sera mostrano uno spettacolo davvero triste: un tappeto di piatti di plastica, di bottiglie di birra, di contenitori alimentari e persino residui di cibo.
Pare che le nuove generazioni abbiano disimparato l’uso dei cestini e dei contenitori dei rifiuti, dimostrando così di avere in dispregio la bellezza e l’armonia di cui la pulizia è una componente essenziale.
Mi sono tornati alla mente, così, le disposizioni sul decoro e sull’igiene della città che mi era capitato di leggere nel corso della mia attività di Archivista di Stato.
Già il “Libro Rosso di Bari”, detto anche “Messaletto”, pazientemente trascritto da Vito Antonio Melchiorre, studioso di storia locale e pubblicato da ADDA editore, conteneva molte disposizioni in materia.
L’organizzazione amministrativa della città prevedeva infatti l’Ufficio della “Portulania” composto da tre persone elette per sovrintendere al territorio pubblico dentro e fuori la città, con l’obbligo di ispezionarlo tutto almeno una volta l’anno.
Era compito della Portulania vigilare sulle opere immobili e mobili abusivamente costruite o abbandonate nei luoghi e nelle strade pubbliche con potere di multare o giudicare nelle cause coloro che contravvenivano.
Le persone delle “ Masserie, territorii e giardini” avevano anche l’obbligo di “roncare due volte l’anno le siepi… et levar le frasche e rascine che stanno sulle vie pubbliche, cioè il mese di magio e ottobre”.
Il “Banno e le istruttioni sopra l’esattione della Portulania per terra del presente Regno” ( carta 242 verso – 246 verso del Messaletto) oltre a contenere altre disposizioni soprattutto relative all’obbligo di “diroccare” a proprie spese costruzioni abusive così recitava: “Item se ordina e comanda che nessuno possa buttare immonditie, terra, pietre, calce, arena, acque fetide, ne altra sorte di immondizia in li lochi e strade publice sotto pena di un docato”.
La multa prevista per le costruzioni abusive, oltre la demolizione, era particolarmente onerosa e pari a 25 once (una oncia valeva più di sei ducati).
Ancora più particolari erano poi le disposizioni previste, un secolo e mezzo dopo, dal “Regolamento per la pulizia delle strade interne della città di Bari” del 1811. Il documento è contenuto in un fascicolo intitolato “Carte relative al proponimento di abbellire il comune” conservato nel fondo comunale all’Archivio di Stato di Bari. Non è possibile in questo articolo dar conto di tutte le norme, molto dettagliate previste da questo regolamento. Dovremo accontentarci di dire che la città, ai fini della pulizia, era divisa in quattro parti, detti Rioni, a questi ultimi sovrintendeva una Commissione fatta di artisti (artigiani), eletta ogni anno, cui era obbligatorio partecipare. La commissione eleggeva poi un deputato per ogni strada con il compito di vigilare .
La pulizia delle strade era affidata ai cittadini, infatti un articolo del Regolamento così recita: “In tutte le mattine cioè nei mesi d’inverno alle ore otto di Francia, e d’estate alle sette verrà suonata la campana dell’Arcivescovado chiamata del Cattivo Tempo a tocchi per la durata di un quarto d’ora e la medesima si chiamerà DELLA SCOPA. Al suono della medesima tutte le donne usciranno con le scope, e spazzeranno lungo le loro abitazioni, dalle botteghe n’uscirà un giovane, dai palazzi un domestico, dalle chiese un sagrestano e faranno lo stesso e dell’immondezza ne faranno un mucchio tutto accanto le proprie abitazioni. Il deputato invigilerà tale operazione e –continua il Regolamento-…dopo spazzate le strade non verrà permesso ad alcuno di buttare dalle finestre e dalle porte immondezza qualunque, avanzi di fogliame, acqua di qualunque natura e qualsivoglia materia”.
Naturalmente le norme valevano solo per Bari vecchia infatti il borgo nuovo ancora non esisteva, da questa norma deve essere stata tramandata l’usanza degli abitanti della città vecchia di lavare ogni giorno davanti alla propria porta .
Qualche anno fa Michele Mirabella scrisse un articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno in cui affermava che questa abitudine oggi non basta più neppure a mantenere pulite le strade se il costume è quello di disinteressarsi completamente del decoro della città e di tutto ciò che è pubblico.
Insomma nei tempi antichi tutto era affidato ai privati che facevano la maggior parte del lavoro di pulizia del borgo, oggi esiste un servizio comunale, ma noi abbiamo disimparato anche ad usare i cestini.
NB:Le frasi e le parole tra virgolette sono tratte dai documenti originali