di Angelo Riccardi
Il presidente della società calcistica Taranto f.c. 1927 ha spiazzato tutti i tifosi rossoblù con le sue parole, figlie dell’ennesimo atto intimidatorio e vandalico nei suoi confronti e della sua famiglia.
“Da due mesi siamo diventati il bersaglio preferito dei criminali e sono stato sempre in silenzio, ingoiando amaro” ha proseguito l’assessore alle risorse agroalimentari della regione Puglia, spiegando che la causa presunta di tali atti riguardano tanto la politica quanto il calcio e il suo ruolo da presidente della squadra ionica. Dopo quest’ultima aggressione ingiustificata che ha visto coinvolto anche il suocero, Fabrizio Nardoni si è sfogato annunciando l’imminente abbandono della società calcistica. Tale gesto avrebbe consegnato la vittoria nelle mani di delinquenti che pretendono di affermare le loro ragioni tramite la violenza, e avrebbe oltretutto reso vane gli ostentati incitamenti del popolo dei tifosi che lo invitava a non mollare o le manifestazioni di solidarietà ricevutieda politici locali e regionali. Il presidente rossoblù ha inoltre spiegato che le sue parole sono state caratterizzate da impulsività e rabbia mista a delusione, e che pertanto l’idea di mollare tutto e andare via non è definita ma aperta a ripensamenti.
Le vacanze natalizie non state così tranquille come si aspettavano i sostenitori ionici, reduci da un’imponente quanto emozionante trasferta in quel di Policoro contro il Real Metapontino, terminata con un pareggio di 1-1, ma giocata con un massiccio supporto di quasi mille tifosi arrivati da Taranto per incitare la squadra. Nonostante il pareggio abbia avvicinato i rossoblù a soli 4 punti dalla vetta, la notizia shock del presidente Nardoni degli ultimi giorni ha destato scalpore poiché avrebbe voluto significare un definito abbandono dei sogni di gloria e promozione, rischiando di far emergere l’incubo di una società senza presidente lasciata ai pericoli di radiazioni in serie calcistiche inferiori, o peggio ancora, la fine definitiva del calcio in riva allo Ionio. Già disputante di una categoria che non la appartiene, il Taranto football club e i suoi sostenitori si dichiarano pronti a reagire poiché abituati ai momenti di grave difficoltà. La notizia confortante è che Fabrizio Nardoni ha affermato quanto segue: “La notizia di abbandonare il Taranto è figlia di uno sfogo e penso che dopo tutti questi eventi spiacevoli mi sia consentito. Con Mario Petrelli (vicepresidente) garantiremo la copertura economica fino a fine stagione e gli impegni assunti verranno mantenuti. Non intendo approfittare di questi episodi per far altare tutto all’aria”.
Ciò che si evince da questa situazione è che la vera vittima, oltre all’uomo ed imprenditore ferito Fabrizio Nardoni, risulta essere tutta la cittadinanza tarantina, quella per bene, quella che vuole solo il bene della propria città. L’assessore regionale con i suoi sforzi sta cercando di rinvigorire e restituire della gloria artistica che merita il Borgo Antico tarantino, investendo tempo e denaro in questo impegno di valorizzazione patrimoniale; e con immensi sacrifici monetari sta cercando di offrire speranza e dignità ad una provincia martoriata dalle speculazioni capitalistiche, partendo da una delle cose più care per la città dei due mari,il calcio. Perché da sempre lo sport in questa città ha rappresentato la passione e la voglia di riscatto di un popolo che sa di poter reagire ma a cui mancano i mezzi per farlo, ha rappresentato la vitalità e la grinta di una cittadinanza che mantiene fede alla sua tradizione spartana che gli ha tramandato valori di sacrificio e abnegazione. Alla persona di Fabrizio Nardoni tutti i tarantini dovrebbero essere grati, perché portavoce e prima icona di un amore per le proprie radici che tutta la popolazione condivide.
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