Ester Lucchese
L’ONU, lunedì 25 novembre, ha indetto la giornata per ricordare la violenza sulle donne ed in questa occasione si attivano non solo tutte quelle strategie per gettar luce su un argomento scomodo, molto spesso sottaciuto, ma si cerca di rendere visibili tutte quelle agenzie educative,sportelli di ascolto, che operano sul territorio a sostegno ed a favore delle problematiche legate al pianeta donna. Ricordiamo pertanto le tantissime donne che hanno perso la vita a causa di una violenza subita.
In questo frangente sorge spontanea la necessità di fare qualche considerazione di carattere etico come quella di riconoscere il fatto che la donna subisce indiscriminatamente violenza ogni giorno, in varie situazioni, anche se si tratta di abusi psicologici, molto più insidiosi e subdoli di quelli fisici ed altrettanto traumatici. E’ importante che le donne siano in grado di individuare i “ segnali della violenza per trovare in se stesse il coraggio di liberarsi da uno stato di abuso”. La sofferenza più grande sta nel non reagire e nel rimanere in una situazione che non può essere tollerata. Insomma è necessario smascherare quelle realtà di abuso ed incoraggiare quella cultura che relega la donna ad un ruolo femminile caratterizzato da fragilità, dipendenza, emotività quasi a dover essere messa nelle condizioni di protezione da parte del più forte. In un interessante intervento su Rai Radio 1 la psicoterapeuta dott.ssa Maria Candida Mazzilli concludeva con queste sagge parole: “La lotta più grande che possono fare le donne oggi non è tanto di aumentare la spaccatura tra i sessi o lottare per essere come gli uomini, ma interrompere quelle tradizioni culturali che mettono al primo posto il sacrificio femminile e quella tanto sbagliata convinzione che nel mondo esista chi comanda e chi subisce. Evitare di educare i figli maschi come unici portatori di potere e di superiorità e rispettare le bambine, ponendo un freno a stereotipi che incatenano entrambi i sessi”.
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