di Ester Lucchese
Andando indietro nel tempo si può notare come nei culti pagani l’albero, addobbato nel periodo invernale, rappresentava la prefigurazione della rivelazione cristiana. Col tempo divenne il simbolo di Colui che rappresentava la linfa vitale della Chiesa. Nella Sacra Scrittura si fa riferimento ad esso in più occasioni: l’albero della vita, della Croce e l’albero di Jesse. L’albero nella Bibbia con la sua verticalità, inoltre vuole rappresentare chi si eleva a Dio. Alcuni alberi nella Sacra Scrittura hanno un valore simbolico ad esempio il mandorlo vuole indicare la rinascita; l’ulivo rappresenta la pace, la vite invece la sapienza, il sicomoro indica la tenacia. L’usanza di addobbare un albero negli spazi quotidiani, tuttavia ha origine nel XVII sec. e la tradizione era strettamente legata alle regioni del nord del Reno. Essa ebbe, dunque, inizialmente ampia diffusione nei paesi protestanti anche se, col tempo, il mondo cattolico, unitamente alla tradizione del presepe, la ha accolta universalmente. Si può dunque affermare che esso oggi rappresenta il simbolo della vita, ma anche del riparo e del sostegno paterno. I sempreverdi che allietano il periodo natalizio molto spesso, se non altro per una forma di rispetto, sono artificiali.
Un tempo gli ornamenti erano prodotti semplici ed artigianali, come frutta secca,arance, biscotti e decorazioni di marzapane. Oggi invece vi è la consuetudine di arricchirlo con palline sferiche variopinte, campane, pigne e stelle, nonché fili di piccole luci elettriche ad intermittenza che rendono suggestivo l’effetto visivo procurato dal luminoso movimento. Il puntale, collocato in alto, è l’elemento più vistoso e può essere un oggetto caratterizzato da un valore simbolico. Prima di Natale la base dell’albero, per la gioia soprattutto dei bambini, è riempita di piccoli e grandi doni, accompagnati da bigliettini personalizzati o semplicemente stampati, oppure disegnati e colorati da qualcuno; in essi le nostre parole possono esprimere sentimenti di affetto, di riconoscenza, di ammirazione, di amicizia, quasi a voler impreziosire di senso un oggetto inanimato.
Scevri, dunque, di considerare la tradizione dell’albero di Natale, un aspetto deleterio del consumismo, si ritiene più veritiera l’interpretazione legata al fatto che questa consuetudine si possa considerare l’espediente per far sbizzarrire la nostra fantasia e soprattutto la creatività, purchè lo si faccia dando il giusto valore alle cose. Se riusciamo ad utilizzare elementi ornamentali, impreziositi dal fatto che sono stati acquistati negli anni con parsimonia o realizzati con le proprie mani, non danneggeremo le nostre tasche e non depriveremo la nostra capacità di personalizzare quel che spontaneamente riusciamo a realizzare.