di Ester Lucchese
Chi di noi non ha rivolto almeno un pensiero a chi non c’è più per rinvigorire, non solo col ricordo ma anche con l’intenso legame, l’affetto imperituro?
Siamo sottoposti ogni giorno alla durezza della nostra condizione finita e mortale, cerchiamo tuttavia quell’anelito che ci spinge a vivere bene il presente in accordo, soprattutto con le nostre convinzioni. Abbiamo pertanto il dovere di percorrere la nostra esperienza esistenziale senza incertezze e ciò è possibile se ognuno riconosce il fatto di essere parte di un disegno Superiore.
Forgiamo la nostra essenza a seconda delle opportunità che si presentano durante il nostro cammino, e cerchiamo di dare un senso a quel che compiamo facendo bene il nostro dovere, tutelando i nostri diritti.
Rispettiamo gli altri attraverso l’amore che proviamo nei confronti di noi stessi, non in senso narcisistico naturalmente, ma perchè abbiamo constatato il fatto che volersi bene significa risvegliare tutto ciò che ci fa essere in accordo con il mondo circostante, sebbene riconosciamo che il corpo diventa polvere.
Chi di noi non avrebbe voluto allora esprimere ad una persona amica che non si riesce a dimenticare, le parole che il monaco dell’ordine dei Servi di Maria, G. Vannucci, è riuscito a tirar fuori da sé e su cui poter meditare e riflettere?
Per un amico morto
Anima dal cuore dolce e saldo
l’amicizia ti legava a noi,
pellegrini terreni,
tu hai scavalcato, per andare verso lo Spirito,
quei confini che anche noi vorremmo passare.
Il nostro amore, eco fedele del tuo,
ti accompagna nel regno delle anime,
nella luce dello Spirito,
superando la soglia che ti ha introdotto
nella vita infinita.
Lungo gli anni della vita terrena,
con lealtà tu hai servito un ideale.
Le tue aspirazioni avranno una durevole orma
nel nostro cuore.
Pensando a te con amore ti cercheremo
oltre la soglia
che sarà varcata dal potere dello Spirito
per giungere da noi a te.