di Ester Lucchese
A Pulsano presso il Convento dei Padri Riformati, sabato 3 agosto, Caterina Camarda, scrittrice esordiente di origini pulsanese, ha presentato, unitamente all’intervento critico di Dina Turco, il suo romanzo di esordio, Mos më le, alla cittadinanza intervenuta numerosa. Successivamente l’abbiamo incontrata, in un luogo riservato e noto del suo paese, la Piazza Oratorio e affabilmente abbiamo conversato. Le abbiamo fatto alcune domande.
Che effetto ti ha fatto ritornare nella tua Pulsano nella veste di scrittrice?
“E’ stato molto emozionante ed ho avuto una bella accoglienza. Non mi aspettavo tanta accoglienza. Sono stata felice di fare la presentazione del mio libro nel mio paese natio.
Ho notato molto interesse, curiosità e partecipazione da parte della gente”.
Chi è Caterina Camarda?
“Nel paese sono conosciuta come la figlia del prof. Giuseppe Camarda e della maestra Adelaide Pozzessere. Non ero un personaggio noto.
Ho frequentato il liceo artistico ed ho conseguito il diploma di laurea in Decorazione all’Accademia di Belle arti di Bari per poi trovare l’impiego a Como, dove attualmente risiedo, intraprendendo la professione di Decoratrice.
Non ho mai pensato di scrivere un libro. Anche se in questa occasione anziché utilizzare i colori per dipingere mi sono avvalsa delle parole per comporre la mia opera.
Dipingere e scrivere fa parte della creatività”.
Il romanzo narra di come una donna, già in difficoltà per le sue vicende familiari, sottoposta ad ulteriori violenze sia fisiche che psicologiche, e, dopo due tentati suicidi, riesce ad emergere ed a vincere le sue battaglie, in nome dell’amore vero. Tarina, pittrice e madre adottiva di due bambini, viene rapita, violentata ripetutamente ed obbligata a sottostare al volere di un uomo privo di scrupoli.
Come nasce questa storia, sì d’amore, ma soprattutto di violenza, perpetrata a scapito di una donna?
“Nasce per caso, a un certo punto ho voluto mettere su carta i miei pensieri di quel periodo della mia vita. Le parole uscivano da sole, si muovevano da sole, come su una tastiera.
Era come se qualcuno mi dettasse quello che dovevo scrivere. È stato veramente per caso”.
La tua è un’opera che esce fuori dai canoni tradizionali per i contenuti, s’intenda. Salvo poche eccezioni, nessuno è riuscito mai a parlare così speditamente e nei particolari di una violenza fisica subita. Alcune donne che hanno vissuto realmente certe spiacevoli esperienze non lo avrebbero saputo esprimere così come tu abilmente hai saputo fare.
Il tuo è un grande atto di coraggio e la tua penna, in maniera elegante e sicura, è riuscita nell’intento realistico di denudare e di narrare tutto questo.
Le donne, in verità, subiscono tanti tipi di violenze, vedi quelle psicologiche e più subdole per esempio, anche di questo fai luce brillantemente nel tuo libro.
“Non è stata una cosa voluta io mi sono resa conto che dovevo essere sincera, non l’ho fatto a posta.
Io pensavo di scrivere una storia normale.
Ho solo immaginato. Mi sono chiesta: “Se dovesse succedere realmente come reagirei? “
Io l’ho vissuta in prima persona e l’ho raccontata immedesimandomi a tal punto che ho potuto in questo modo dimostrare le mie emozioni. Sono stata davvero male fisicamente perchè sono riuscita con le parole a rendere vere quelle situazioni”.
La protagonista del racconto, pur essendo un personaggio inventato, quanto somiglia all’autrice?
“Il personaggio inventato è l’autrice stessa. Sono io che ho tutti quegli alti e bassi e quei cambiamenti improvvisi d’umore. Che mi nutro di brioche , caffelatte e biscotti”.
Alla fine del racconto è l’amore o la scoperta dell’ apprezzata vena scrittoria a restituire a Tarina la dignità di essere donna?
“È difficile poter scindere le due cose. Attraverso questa esperienza Tarina si riscopre scrittrice apprezzata ed innamorata veramente”.
Qual è il tuo spazio per poter scrivere?
“Io non ce l’ho in realtà, me lo ritaglio durante la giornata. La scrittura è dunque un processo catartico ed ha una funzione terapeutica.
Nel frattempo dipingo, nel senso che in ogni caso non rinuncio alla pittura.
Voglio fare le cose non commerciali. Fa parte di questo stile la copertina del libro realizzata da me stessa.
Non voglio sfondare per guadagnare, ma per riscattarmi e per dimostrare a me stessa che valgo”.
Parlaci dei tuoi progetti futuri ed un grazie da parte di tutti noi.
I miei progetti futuri sono abbastanza presenti, nel senso che ho già scritto un libro ed ho in cantiere altre storie.
“Non mi fermo di sicuro ho voglia di esprimere quello che ho dentro.
Anche su facebook sto riscoprendo il fatto di poter scrivere i miei pensieri e di poterli comunicare.
Mi sveglio tante volte al mattino e butto giù tutto ciò che inconsciamente ho vissuto durante la notte.
Quando mi sveglio mi sento abbastanza triste e malinconica.
La gente mi chiede come mai, ma non c’è un perché.
Io devo solo riuscire a scriverli subito nel momento in cui mi balenano nella testa altrimenti li dimentico”.
Grazie di cuore a tutti voi.
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