di Ester Lucchese
Già alle prese con la sua terza opera editoriale, l’autrice torinese Monica Traversa, nello scenario del Salone del Libro di Torino, quest’anno alla sua ventiseiesima edizione, ha presentato un pregevole lavoro dal titolo Il rovescio della coscienza. Dirà l’autrice per voce di uno dei personaggi che “ la coscienza è come un ricamo sulla stoffa …di cui il rovescio non piace e lo si copre seppur necessario”.
Il romanzo ruota intorno ad una storia inventata e raccontata in ventinove capitoli, su un episodio di cronaca cittadina, in cui fa da sfondo un’affascinante Torino ricoperta da una coltre di neve. Si tratta di un caso su cui indaga la Polizia Municipale ed il Procuratore della Repubblica. In un sinistro Fulvio Tonello, impiegato all’Agenzia delle Entrate, perde la vita. Inizialmente si è propensi a credere che l’incidente sia stato la causa del decesso. Attraverso una perizia medica, si riesce invece a dimostrare che dietro la parvenza di quell’episodio vi è stata l’intenzione di eliminare fisicamente l’impiegato che “ con la vita ha pagato il prezzo dell’onestà e della dedizione al suo lavoro”. Cloe, la vigilessa, non si stupisce se c’è chi uccide “perché gli è stato sottratto il parcheggio in strada. Perché si vive in un mondo di folli”. L’impiegato in realtà aveva scoperto un’evasione fiscale, ossia che “l’Artemisia S. r. l. e la società Pulcra S.r.l. compivano delle triangolazioni con una società straniera”.
Nell’ efficace formula espressiva del romanzo giallo, l’autrice rende la realtà carica di suspence che è in grado di coinvolgere emotivamente il lettore. La piacevole tensione con cui l’autrice riesce a mantenere viva l’attenzione del lettore risulta un congegno narrativo inconfondibile ed accattivante. La scrittrice , nello stile, è riuscita ad elaborare personalmente una poderosa struttura sul piano dei contenuti e della forma, riuscendo a stabilire un rapporto interattivo col lettore per cui, come sostiene U. Eco nell’opera Lector in fabula, si è stabilita un’azione cooperativa tra il lettore e l’autore.
I personaggi si mostrano con le loro caratteristiche e senza pregiudizi vivono la propria condizione autonomamente. Alcuni di essi giocano un ruolo di primo piano, altri fanno da comparse. Tutti appaiono come tasselli indispensabili di una struttura narrativa chiara e precisa in cui ci si muove entro la propria scena.
L’abilità virtuosistica di un periodare non eccessivamente ridondante, ma sobrio e coinciso, ha reso scorrevole la lettura di un gradevole romanzo, scritto da una promettente scrittrice.
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