di Ester Lucchese
L’amore filiale verso colei che lo aveva accolto nel suo grembo sin dal principio dà vita ad un commovente romanzo dal titolo Tu che mi ascolti.
Il dialogo intenso e profondo che si instaura tra il figlio grato, Alberto Bevilacqua, che continua a parlare alla madre pur avendo dato addio a questo mondo, appare l’espediente più eloquente per esprimere i pensieri più reconditi dello scrittore, ma anche quelli che sua madre gli aveva consegnato durante l’esistenza.
La vita non era stata sempre generosa con lei, spesso contrastata da chi non gradiva che la sua gravidanza fosse portata a termine, tuttavia pur essendo un banco di prove difficili in cui bisognava sottoporsi a lavori umili e logoranti, sua madre era fiera di custodire dentro di sé il proprio figlio che col tempo avrebbe dimostrato di avere una vista capace “di vedere il mondo anche in un mare di nebbia”. Il legame tra Alberto e Lisa non si affievolisce nemmeno quando a causa della depressione, sarà ostacolato dai lunghi periodi in Ospedale psichiatrico, perché nonostante siano alterate le percezioni materne gli occhi dell’anima riuscivano a mantenere viva la comunicazione tra di loro, espressione di un amore che non obbediva alla logica.
In queste pagine ravvivate dai ricordi di un periodo non offuscato ancora dall’insidiosa depressione materna l’autore è in contatto con sua madre costantemente ed è come se ella da lassù, col sorriso interiore di cui si era appropriata in età avanzata, ormai lontana dal male oscuro che turbava la sua mente, continuasse ad accoglierlo ed a proteggerlo dal mondo intento a volte ingiustamente ad accusarlo, sebbene innocente, di atti non commessi,semmai smascherati.
L’eredità più grande che il figlio aveva ricevuto da sua madre era il fatto di considerare la vita come un viaggio in cui non si arrivava a destinazione, ma del quale si faceva parte e nel quale si riuscivano a vedere le cose “ con prospettica esattezza”.
Il suo garibaldino, come amava chiamarlo, avrebbe eternato, per mezzo della luce che si portava dentro per essere nato in un mese quasi d’ estate, la dolcezza del proprio sentire che sa“parlare al tuo sesto senso col suo sesto senso” e la bellezza di un animo forgiato a sua immagine e somiglianza.
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