di Enzo Carrozzini
Si celebra oggi il 20 ° anniversario del PRESS WORLD FREEDOM DAY, ovvero la giornata mondiale della libertà di stampa. Istituita vent’anni orsono dall’Assemblea generale delle nazioni unite, per l’esigenza di tutelare e promuovere i principi della libertà di opinione ed espressione nonché il diritto di ogni individuo di conoscere e diffondere e fruire di informazioni e idee. Diritti peraltro già sanciti dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dall’articolo 10 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali. Principi, tra l’altro recepiti nella nostra Carta Costituzionale all’art 21, il cui incipit recita: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.…” . Una giornata importantissima intesa a ricordare come la stampa libera sia linfa indispensabile e vitale per ogni società democratica, e volta a ribadire, se mai ce ne fosse bisogno, come ricorda la federazione europea dei giornalisti, la necessità di promuovere il giornalismo come bene pubblico. E’una giornata da ricordare perché ci sono centinaia di giornalisti in tutto il mondo impossibilitati a esercitare il loro mestiere perché costretti da violenze e intimidazioni su scenari politici o di guerra, come il caso dell’inviato del quotidiano la Stampa, Domenico Quirico, impegnato nello scenario di guerra civile in Siria del quale non si hanno più notizie da tre settimane.
La Federazione nazionale della stampa italiana, ha sollevato l’esigenza di promuovere dei piani d’azione per la sicurezza dei giornalisti, sottolineando che ogni violenza perpetrata ai danni loro e della stampa libera sia considerato un vero e proprio delitto contro l’umanità, così come quello di perseguire con efficacia chi si rende colpevole di queste azioni. Un motivo in più per ricordare Ilaria Alpi, Maria Grazia Cutuli, e tutti gli altri inviati in scenari di guerra assassinati perché giudicati pericolosi per il fatto di essere portatori sani di verità, al pari di tanti altri giornalisti vittime delle organizzazioni criminali mafiose perché ritenuti colpevoli di scoverchiare gli altarini dei loro lerci interessi, e qui il nostro pensiero va a Mauro de Mauro, Pippo Fava, Beppe Alfano, Giancarlo Siani, Mauro Rostagno, Peppino Impastato, come a chi in quel solco prosegue la lotta continuando a porre a rischio il bene più prezioso, come Pino Maniaci e tanti altri sconosciuti e coraggiosi colleghi. Riproduzione Riservata © Copyright Giornale Armonia
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