Di Ester Lucchese
Le pagine dell’opera Il cielo e la terra nascono da un dialogo avvenuto fra il vescovo J. Bergoglio e Abrham Skorka rettore del seminario rabbinico, entrambi impegnati a Buenos Aires. Colui che diventerà papa Francesco affronta insieme al suo fratello spirituale, il rabbino Skarka, in maniera inequivocabile argomenti di varia natura. In questo libro, formato da ventinove capitoli, sono di fatto trattati con un ampio margine di riflessione i temi fondamentali della vita dell’essere umano ed anche quelli di matrice storico-culturale. Capire la storia e la stretta connessione con l’attività umana significa comprendere la propria identità all’interno di una comunità che si esprime culturalmente riuscendo a cogliere le categorie universali attraverso il giudizio individuale dei due rappresentanti delle due religioni monoteiste: cristianesimo ed ebraismo. Il dialogo fra il vescovo ed il rabbino è infatti l’espressione della volontà di poter camminare insieme sebbene si appartenga a diverse identità religiose sicuri del fatto che, come sostiene il teologo luterano O. Cullman, camminare insieme è possibile in una differenza riconciliata, sfruttando quelle che sono le potenzialità di tutti, senza annullare le diverse tradizioni. Con l’avanzare del tempo ciò che caratterizzerà il futuro della Chiesa è la possibilità di riscoprire e recuperare la propria identità unitamente al senso di appartenenza. Sostiene papa Francesco che il concetto di religione indica l’assunzione di un legame con il Signore attraverso una ricerca. Se riscopriamo la tradizione familiare e consideriamo la storia e l’esperienza di vita di ciascuno di noi, noteremo che vi è una base comune che ci affratella. Una sana autonomia inoltre corrisponde ad sano laicismo, dove le rispettive competenze vengono rispettate. Skorka riferisce che non occorre pregare Dio in un tempio e basta. Il tempio se non si nutre della vita e non nutre la vita appartiene al paganesimo, così come una religione incapace di plasmarsi nella vita di tutti i giorni resta intrappolata in un mero gioco speculativo. Il linguaggio diretto e schietto caratterizza l’incedere della conversazione fra i due credenti, in cui la scintilla di Dio si fa evidente, accomunati da una profonda spiritualità e sensibilità e da una esperienza di vita al servizio dei più deboli, protesi inoltre verso una missione straordinariamente importante cioè il fatto di ritornare alle origini per riuscire a cogliere il legame che li unisce.
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