Di Ester Lucchese
La festa dell’Unità d’Italia ci ricorda che il 17 marzo del 1861 il primo Parlamento nazionale ratificava l’unificazione d’ Italia sotto lo stretto controllo della monarchia, con Vittorio Emanuele II re d’Italia e delle forze moderate che modellarono lo Stato sugli istituti e le leggi del Piemonte sabaudo. Molto tempo prima si avvertiva la necessità e l’esigenza dell’unità linguistica in quanto strumento vivo della comunità dei parlanti di una nazione, anche se soltanto con l’unificazione politica si potè giungere all’unificazione linguistica. Il patriottismo che aveva caratterizzato buona parte dell’Ottocento si espresse attraverso una molteplicità di sentimenti quali l’orgoglio per i progressi conseguiti o la cultura sviluppata dalla patria, il desiderio di conservare il carattere ed i costumi. Il tema dell’identità nazionale risentì anche dell’elemento geografico: l’Italia è molto estesa in lunghezza ma non in larghezza, la catena appenninica rende faticoso il passaggio dalla costa adriatica a quella tirrenica, malgrado una distanza relativamente breve; comprende due grandi isole, una delle quali molto distante dalla penisola. Anche di questo (oltre che delle differenze storiche) ha tenuto contola Costituzione, che ha dato a ben cinque regioni uno Statuto speciale, che concede ampia autonomia, anche legislativa.
In anni più recenti si è andato diffondendo lo spirito secessionista col fenomeno Lega Nord che proponeva il federalismo e che dava un forte scossone al vecchio sistema partitocratrico.
Gli scandali di Tangentopoli, legati agli intrecci fra affari, corruzione e politica, fecero calare i consensi elettorali dei grandi partiti.
Cosa dire in occasione della festa dell’Unità d’Italia ad un’ Italia che affonda nella crisi economica, sociale e politica di un governo che non c’è ancora, dopo gli esiti elettorali del 24 e 25 febbraio? “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta…Vieni a veder la gente quanto s’ama!” avrebbe detto Dante nel Trecento.
Qualsiasi esecutivo dovrà affrontare la doppia e formidabile sfida di far uscire il paese dalla più profonda recessione dell’era contemporanea e nello stesso tempo di ridurre il divario enorme tra la cittadinanza apertamente scettica e i politici. Il processo interessa principalmente l’Italia, ma anche un’intera Europa in attesa.( El Pais, 27 febbraio 2013).
Che cosa bisogna cambiare? Si devono superare le divisioni interne, cioè tutto quello che traspare oggi in Parlamento.
Uniti sì può per attuare le riforme che tutti si auspicano indipendentemente dal proprio credo politico. Viva l’ Italia unita!
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