Di Ester Lucchese
Andare alle urne in questo tempo in cui molta gente ha perso la fiducia nelle istituzioni ed in chi ci rappresenta, è un gesto civile e significativo. L’astensionismo nuoce a se stessi ma più di tutto alla comunità. Per far sentire la propria voce occorre la partecipazione democratica così come ci è stato consegnato dai nostri padri con la Costituzione che è espressione del nuovo assetto istituzionale repubblicano, garante dei diritti civili, sociali, politici di tutti i cittadini italiani, senza distinzione di sesso, fede o razza.
Si parla di legge elettorale già al tempo di Carlo Alberto nel 1848. L’elettorato doveva avere un’età non inferiore ai 25 anni, saper leggere e scrivere e doveva pagare un censo di 40 lire. Si giunse con il governo Giolitti, nel 1912 ad estendere a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni, senza alcun requisito di censo, né di istruzione, il diritto di voto, il che fece infoltire il numero degli elettori. Nel 1919 il Parlamento riconobbe alla donna la capacità giuridica del voto, anche se in realtà il 2 giugno del 1946, in occasione del Referendum, le donne parteciparono per la prima volta alle elezioni democratiche.
Inizialmente dunque moltissimi furono gli elettori, per il fatto che essi avevano recuperato, in qualità di cittadini,la libertà politica repressa e votando perciò mettevano in atto quel diritto-dovere che la nuova costituzione repubblicana assicurava ai cittadini. Negli ultimi anni, già a partire da quelli del Settanta, la nascita vertiginosa di tanti partiti determinò sfiducia nei confronti della politica. La conquista del voto e la sacralità dei primi anni della Repubblica si andò via via dissolvendo, la partecipazione ed il coinvolgimento della gente diminuì sensibilmente.
In un noto giornale italiano mi aveva colpito un passaggio di un discorso fra un giovane studente ed un giornalista il quale gli chiedeva perché si asteneva dall’andare a votare ed egli in maniera disarmante rispondeva che “questa generazione, ha paura del proprio futuro. Paura di non riuscire a riscattare tutti i crediti, paura dei contratti a progetto che scadeno, paura dopo gli studi , di non trovare un lavoro all’altezza delle proprie aspettative”. Come dargli torto!
Non siano i luoghi comuni a prevalere, ma il buon senso dei giovani soprattutto, affinché non si viva la vita come scacco ma come conquista. Votare rimane sempre e comunque un diritto da non lasciarsi sfuggire!