Di Ester Lucchese
Regalare un buon libro è come offrire a qualcuno un’intera nuova vita. Entrare, infatti,in un libro vuol dire intraprendere un viaggio nella memoria dell’autore, proiettata nel futuro, dove la realtà a volte, meno concreta, appare più soffusa ed in grado di sollecitare l’attenzione del lettore facendogli abbracciare pensieri possibilmente costruttivi. Si spera pertanto in uno scambievole arricchimento che possa liberare la mente affaticata molto spesso dai mille problemi quotidiani.
L’opera di Paolo Seganti, pubblicata lo scorso anno, intitolato “NiKo, cittadino del mondo”è una storia ricca ed anche se romanzata, veritiera e realistica per il fatto che racconta l’esperienza di un uomo di origini albanesi che lascia la sua terra per cercare fortuna nella realtà occidentale, considerata la “Terra Promessa”. Nikolin Gjeloshi, scrive l’autore, lascia la sua patria per andare incontro all’ignoto. La condizione di emigrante con tutte le sue luci ed ombre viene descritta in maniera obiettiva e concreta. La nuova realtà di fatto mostra tutta la propria durezza. Le attività di routine allora svelano definitivamente la menzogna di quel sogno e riportano il protagonista alla realtà, dove ogni giorno la vita ricomincia e si palesa con tutta la sua irruenza ( lavori pesanti, il fatto di dormire su un letto di cartone, la bici ”rottamata” per gli spostamenti etc.).. Niko capiva che non bisognava chiedere l’elemosina, ma che bisognava offrire i propri servigi in cambio di un compenso. Per fortuna lavorando egli “ creava ricchezza e benessere per gli altri”e per se stesso, apparendo il tutto un segno tangibile non tanto di ciò che ha raggiunto ma della lotta senza tregua sostenuta per conseguirlo. In una serie cronologicamente ordinata di singoli frammenti di ricordo, la ricostruzione del percorso, che lo ha condotto da una condizione svantaggiata ad una sicuramente più lusinghiera, appare mitica e coraggiosa.
Il libro sembra rientrare in un progetto in cui inconsapevolmente, attraverso l’esperienza singolare di alcuni immigrati albanesi, si dia voce all’onestà molto spesso sottaciuta dei tanti che hanno vissuto e vivono con dignità l’integrazione nel tessuto sociale italiano..
Pertanto la rivalutazione di questa realtà umana spezza una lancia a favore del riscatto da un’immagine deviante che i mass media hanno proposto in alcuni casi all’opinione pubblica.
Insomma una sana, degna e moderna storia per il Natale!