Di Ester Lucchese
La letteratura per ragazzi, poderosa e preziosa, costituisce un punto di riferimento anche per i meno giovani. Alle volte è necessario ristrutturare il proprio pensiero e per fare questo occorre mettere in atto un processo di semplificazione che recuperi l’essenzialità della parola, facendo posto a quel che ha sempre costituito un livello leggermente al di sotto rispetto a ciò che tanta saccenteria è andata nel corso degli anni proponendo, risultando incomprensibile ai ragazzi e non solo. Per fortuna in un sistema democratico si è cercato di far progredire tanti esseri umani, per il fatto che ci si è resi conto che siamo accomunati da una più o meno analoga sorte esistenziale. Chi ci ascolta a volte non riesce a capirci, i ragazzi sono spesso coloro i quali interagiscono con noi in un aula scolastica ed anche fuori. Nel proporre gli argomenti delle varie discipline è necessario pertanto abituarli gradualmente alla complessità, quel tanto che basti per farli crescere e progredire! Per imparare a vivere può essere necessario anche alimentare la loro curiosità e stimolare la costruzione dei propri pensieri in maniera duttile, coesa, coerente ed ordinata. È necessario pertanto offrire loro occasioni di lettura, già a partire dalle fasce più basse, che gli aiutino a capire meglio se stessi ed il mondo circostante.
Non mi era ben chiaro il motivo per cui casualmente avevo cominciato a leggere l’opera di Susanna Tamaro, intitolata Il Cerchio magico. Il titolo mi riportava a pensare al cerchio magico (o circolo magico) che nell’antichità si riferiva ad un rituale neopagano. Nel contesto rituale, il “Cerchio” rappresenta infatti quello spazio che si può creare intorno a sé ed in cui è possibile compiere atti di devozione o di meditazione. Il “Cerchio” è inoltre, simbolo di pienezza ma anche di continuità e ciclicità. Nella psicoanalisi esso rappresenta l’affermazione del proprio sé. Per l’autrice è invece uno spazio aperto in cui le varie forme di vita esistenti vivevano in sintonia. Gli animali, alla maniera di Esopo e di Fedro, sostituiscono gli uomini ed operano come gli uomini, divenendo i protagonisti di una bella favola moderna in grado di parlare ancora al cuore di grandi e piccini. Come per gli autori classici la Tamaro si pone il fine dell’intrattenimento e dell’intento moralistico, in quanto vuole educare il lettore. La storia ci fa venire in mente “ Il Libro della giungla” di R. Kipling uno dei romanzi per ragazzi più letti che narra del piccolo Mowgli, il cucciolo d’uomo, adottato dai lupi che lo educano insegnandoli come riuscire a vivere nella giungla.
Il Cerchio Magico è un posto inizialmente ignoto e temuto da tutti gli abitanti del bosco: scoiattoli,germani reali, volpi, gabbiani, gatti etc. Il parco, entro cui è contenuto, è un luogo meraviglioso, frequentato da tanta gente che si diverte a correre, a giocare ed ad andare in bicicletta. Guendy, una lupa solitaria,vive in quel posto da sempre e si prende cura di Rick, un cucciolo d’uomo, il quale era venuto a sapere che nel Cerchio Magico si viveva in armonia. Dice l’autrice che “chi vive al suo interno ha il dono di poter comprendere tutti i linguaggi del mondo”. In questo luogo era caduta una stella che si era disintegrata, diventando una polvere magica, lucente e viva che una volta posata aveva assunto la forma di un cerchio.
Riporto la parte conclusiva del racconto. Ursula, una vecchia scimpanzè, disse a Rich:” Tutto finisce, cucciolo, perché tutto ricomincia… la vita è come il mondo, un cerchio. Parti, cammini e cammini e poi arrivi allo stesso posto da cui sei partito…. E non occorre stare fermi, perché chi ha le zampe deve muoversi e vivere per IMPARARE”. Stare con i propri simile vuol dire essere capaci di vivere evitando di ignorare ciò che potrebbe essere fondamentale.
Mi tornano in mente le parole di un’altra scrittrice, nonché insegnante, Paola Mastrocola, del suo recente saggio, intitolato “Togliamo il disturbo” che proporrei ad una fascia giovanile più matura: “Imparare vuol dire acquisire, acquistare, quindi possedere, per avere la certezza di un possesso interiore e di una felicità mentale”. Si vive imparando. S’impara sbagliando, e ciò implica che ognuno di noi possa incessantemente mettersi nelle condizioni di studiare, il che comporta un notevole sforzo di memorizzazione, organizzazione e capacità di trattenere. Nella vita invece occorre essere produttivi con il proprio operato! Il famoso motto di Socrate, filosofo ateniese, “ SAPER DI NON SAPERE”che in questo caso calza perfettamente, rappresenta il movente fondamentale del desiderio di conoscere. La scuola e tante altre agenzie formative nel convogliare le forze in un’unica direzione, ossia quella che invogli e motivi lo scrupoloso studio nei più giovani, offrono un servigio utile alla comunità civile.