Di Enzo Carrozzini
Non c’è un giorno in questo benedetto Paese in cui non abbia luogo una celebrazione, una commemorazione, spesso e volentieri dolorosa, ma non se ne può fare a meno. Tendenzialmente non v’è persona che sia portata, scientemente, a rimuovere la polvere della storia dai suoi ricordi quando questi siano legati a eventi particolarmente gravi e emotivamente insostenibili. La medesima tendenza si ha in generale nella società per eventi che attingono complessivamente alla coscienza dei cittadini, e ciò può dipendere da tante cause, inclusa la responsabilità di coloro che, in malafede, hanno interesse a stravolgere una verità per coprire propri inadempimenti, o mistificare verità storicamente riconosciute. L’esercizio della memoria può risultare attività irta di difficoltà ma diventa necessaria perché possa servire da esempio a tutti i cittadini e, segnatamente, alle nuove generazioni, alfine di renderle più consapevoli delle origini di tragedie storiche vissute Dal Paese, per donare il proprio contributo affinché errori commessi non abbiano mai a vedere infausti emulatori .
La sera di domenica 23 Novembre 1980 alle 19, 35 una violentissima scossa di 90 secondi, sconvolse Campania e Basilicata, provocando un ecatombe di 2914 persone, ferendone più di 8000, cancellando dalla cartina antichi paesi, così come erano conosciuti fino ad allora. I sismografi registrarono la magnitudo del sisma intorno al 7° grado della scala Richter, valutando gli effetti causati alle persone ed alle strutture a livello del 9/10° grado della scala Mercalli (ovvero catastrofe). Molte persone perirono sotto le macerie, ed altre per il freddo intenso, (considerata la zona appenninica del territorio interessato dal sisma), sofferto in attesa dei soccorsi che giunsero in loco soltanto 5 giorni dopo l’evento, per i danni subiti dalle infrastrutture stradali. Quell’evento fece venire alla luce le mancanze di uno Stato che non era dotato di una struttura atta a fronteggiare gli eventi catastrofici del Paese, e si può affermare che da quell’esperienza abbia incominciato a prendere piede la cultura della prevenzione, perché in seguito il Paese si è dotato di strumenti per fronteggiare le emergenze naturali. L’organizzazione della Protezione Civile è l’emblema dell’impegno dello Stato, nonostante il vulnus di recenti scandali tangentari su cui la Magistratura sta proseguendo le indagini, ma questa è un’altra storia.
Non è un caso se nei giorni 23 e 24 Novembre, Cittadinanza Attiva, organizza la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole, appuntamento ormai fisso per migliaia di scolaresche di tutta Italia, questa giunta alla X edizione. Cittadinanza Attiva è un movimento di partecipazione civica che opera in Italia e in Europa per la promozione e la tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori, riconosciuto dal Cncu (Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti) presso Ministero dello sviluppo economico come associazione di consumatori.La giornata vede la partecipazione di tutte le scuole iscritte, con la realizzazione di eventi, incontri istituzionali, prove di evacuazione e dimostrazioni da parte di istituzioni locali e forze dell’ordine su tutto il territorio nazionale Questo evento è stato creato successivamente al terremoto del Molise del 2002, nel corso del quale, a San Giuliano di Puglia per il crollo di una scuola perirono 27 Bimbi e la loro maestra. Il crollo di quella scuola diede lmpulso affinché il nostro Paese affrontasse legislativamente il problema della sicurezza degli edifici scolastici varando l’apposito piano, che prevedesse studi e finanziamenti per la messa in sicurezza delle infrastrutture scolastiche.
In occasione di questa giornata l’organizzazione ha diffuso un dossier documentante lo stato di salute degli stabili adibiti alla formazione scolastica dal quale risulta che circa un terzo è in condizioni di insicurezza, e soltanto il 25% è in regola con le relative certificazioni, come quelle ad esempio riguardante la stabilità statica. Il sito della Onlus, www.cittadinanzaattiva.it fornisce dettagliate informazioni su tutto ciò che riguarda i diritti dei cittadini, r icordando leggi importantissime in questo tema, come ad esempio il diritto dei Genitori, di domandare ai Dirigenti scolastici l’accesso ai documenti attestanti la sicurezza degli edifici frequentati dai loro ragazzi, o conoscere se gli Istituti organizzino prove di evacuazione così come previsto dal DL 577 /1982. La necessità di classificare gli edifici scolastici secondo la loro appartenze alle zone di sismicità (da 1 a 4 in ordine di pericolosità decrescente), il loro anno di costruzione, la valutazione degli interventi per renderli sicuri, è una delle priorità della Commissione Parlamentare “ambiente e territorio”, ma se ci si può consolare nell’apprendere che, a livello IStituzionale, ci sia consapevolezza sullo studio di questi problemi, non lascia presagire nulla di buono apprendere che gli enti locali, responsabili delle politiche scolastiche, denuncino la mancanza di fondi necessari all’adempimento delle normative.