Di Enzo Carrozzini
Rosario Crocetta candidato PD E Udc vince ma non ha maggioranza.Successo di M5S. Destra disastrata.
Le elezioni regionali in Sicilia si chiudono con una percentuale altissima di astensione dal voto. Il 53 % dei siciliani, infatti, ha preferito disertare le urne. E’ il segnale di manifesto disagio e disaffezione che risale la penisola fino a Roma e risuona fortissimo nei padiglioni auricolari delle forze politiche, le quali hanno brevissimo tempo per porvi rimedio, o forse il tempo è già scaduto. Questioni locali e nazionali hanno, indubbiamente, influito sugli esiti della consultazione elettorale. L’incapacità e inadeguatezza, acuita dal dissesto finanziario delle casse regionali, ha prodotto la chiusura anticipata della legislatura guidata dal Presidente uscente, Raffaele Lombardo, (tra l’altro costretto a mollare per il fatto di risultare indagato per concorso esterno in associazione mafiosa). L’analisi del voto evidenzia la vittoria del movimento 5 stelle, che diventa primo partito dell’isola, con un ottima performance (18%) del suo candidato Giancarlo Cancelleri. Era un risultato scontato, atteso la considerazione che buona parte degli italiani nutre per le forze politiche, e la campagna elettorale svolta dall’ ideatore e capo di M5S, l’ex comico miliardario Beppe Grillo, che in un mese ha girato in lungo e largo la Sicilia, più di qualunque capo di partito. I grillini sebbene dichiarino di non schierarsi, di fatto diventano interlocutori principali del neo Presidente Siciliano, Rosario Crocetta, onesto uomo, già sindaco Pd della città di Gela (sottoposto a regime di protezione per minacce di morte ricevute dalla mafia), che col 31 percento dei consensi consegue la carica di Governatore, ma non la maggioranza in Consiglio perché la sua coalizione, costituita da Partito Democratico e UDC, col premio di maggioranza non riesce a raggiungere una soglia di sicurezza per permettergli di governare in tranquillità. Ci troviamo innanzi al caso dell’anatra zoppa. I partiti della destra escono disastrati anche perché si sono presentati separatamente, addirittura quelli di Di Pietro (IDV) e Fini (FLI) non approdano neanche in assemblea per il mancato superamento della soglia di sbarramento.
E’ opinione diffusa che il voto siciliano fornisca importanti indicazioni per la politica a livello nazionale, al netto dell’influenza mafiosa che ormai penetra nel tessuto connettivo della società, indipendentemente dalle mere questioni geografiche, condizionando i processi di scelta democratica. Il messaggio proveniente dalle consultazioni siciliane non lascia presagire nulla di buono, perché assistiamo alla sistematica perdita di consensi da parte dei partiti tradizionali a favore dell’astensionismo e del nuovo movimento guidato da Beppe Grillo. In entrambi i casi le responsabilità sono da ascrivere alle forze politiche, la cui distanza dai problemi del paese quotidianamente aumenta sempre più, ed è acuita dalla infima consistenza del suo personale, dedito maggiormente al conseguimento di interessi personali. La robusta affermazione di M5S, Può determinare uno sconvolgimento negli assetti politici prossimi venturi, ma sappiamo benissimo che nonostante le elucubrazioni antisistema a tratti violente del suo capo, tra le sue fila milita una moltitudine di persone che sono schifate dai “minuetti” delle forze politiche, che desiderano onestà, cambiamento, eliminazione di sprechi e privilegi. Per questo salutiamo con ragionevole ottimismo la vittoria “mutilata” dell’alleanza tra progressisti e moderati, costituita dall’ affermazione di Rosario Crocetta, perché rappresenta il primo passo verso un’agognata, mai come oggi, prospettiva etico morale e sociale. Egli rappresenta la parte più bella della Sicilia che lotta nel solco traccciato da Pio La Torre, PierSanti Mattarella, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Ninni Cassarà, Beppe Montana, Natale Mondo, Rocco Chinnici, Pippo Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano, Peppino Impastato, e delle altre centinaia di vittime di mafia.
Chi si candida a governare l Italia non potrà disattendere questo messaggio prorompente che viene dal voto siciliano, sta alle forze politiche consce della necessità di rinnovamento, perseguirlo all’ insegna dell’umiltà e dell’onestà, per ridonare agli italiani la speranza di ricostruire il Paese. La campanella di fine ricreazione è suonata.
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