Di Francesco Piccinni
Lentamente, ma inesorabilemnete, ci avviamo alla campagna elettorale che ci condurrà alle elezioni politiche della primavera 2013. L’ultima parte di questo tribolato 2012 sarà consumato sul fronte squisitamente politico dalla archiviazione delle pratica “elezioni primarie” del Partito Democratico, mentre per ciò che riguarda l’azione di governo, ragionevolmente ed al netto delle dichiarzioni di intenti, nella più ottimistica delle prevsioni, si riuscirà a portare a casa la nuva legge elettorale. Sarà probabilmente la sola necessità di approvare il testo normativo della nuova legge che costringerà, ancora per qualche tempo, le forze componenti questa anomala maggioranza a stare assieme. Le prime avvisaglie di dissenso si sono registrate in questi giorni conle resistenze del PD nella approvazione della legge di stabilità sopratutto in materia di lavoro ed occupazione e del PDL in tema di pressione fiscale. Le distanze ed i distinguo tra PD, PDL ed UDC cominciano quindi a marcarsi con sempre maggiore evidenza. Segnale inquivocabile di una insofferenza e di un nervosismo che può conciliarsi solo con la esigenza di riprendere in mano, al più presto possibile, le redini del proprio destino politico. Molto più difficile è azzardare una previsione sui futuri scenari politici e sulle possibili alleanze. Bersani, pare, abbia stracciato la foto di Vasto, dettando il proprio niet alla alleanza con l’Italia dei Valori di Di Pietro, mentre ha mantenuto quella con il Sel di Nichi Vendola. Questo dato crea non poche complicazioni ad un possbile asse con l’UDC di Casini. L’impressione è che, dipendesse personalemente dal segretario PD, se non fosse per l’esigenza di tenere fede ai richiami della propria storia politica ( di sinistra) e a non voler alimentare malumori con la base, Bersani si butterebbe anima e corpo in questa alleanza. Così invece non sarà. O almeno così pare viste le recenti dichiarazioni di Vendola e dello stesso Casini improntate nel segno della incompatbilità politica ed al richiamo orgoglioso alle proprie radici politiche. Ma in politica ( se poi è politica italiana non ne parliamo neppure) meglio non dare mai nulla per scontato. Nel centrodestra, poi, la situazione appare ancora più incerta. Cosa farà Berlusconi ?
Deciderà davvero di non candidarsi ? E se così fosse chi prenderà le redini della coalizione ? E poi, di quale coalizione ? Con chi si alleerebbe l’erede del partito che succederà al Pdl dopo il 2 dicembre ?
Insomma il caos. L’interlocutore naturale sarebbe la Lega, oggi arroccata all’opposizione del Governo Monti, anche nel tentativo di recuperare quel rapporto con la propria base, andando consumandosi sotto la gestione del partito del senatur Bossi. Una gestione che, negli anni, ha snatutrato l’idea originaria del movimento leghista nato come moto autonomista, popolare e di rottura e diventato poi partito di potere tout court perfettamente a proprio agio nei salotti buoni della finanza e delle lobby di potere locale e nazionale.
Cosa farà Maroni ? Riallacciare i rapporti con Berlusconi o procedere autonomanente in quel lavoro di recupero della identità leghista? Infine fuori dai ranghi istituzionali della politica, fuori dagli schemi tradizionali c’è un nome ed un movimento che potrebbe sparigliare le carte in termini di risultato elettorale.
Beppe Grillo, piaccia o non piaccia, è riuscito in un piccolo miracolo. Gli ultimi sondaggi danno il suo Movimento 5 Stelle come seconda o terza forza politica del Paese. Tacciarla, come fa la stragrande maggioranza della stampa nazionale, come semplice espressione di antipolitica è riduttivo. Il M5S ha delle idee. Il problema è che queste idee esulano totalmente dalla dinamica della politica o, per meglio dire, del sistema politico attualmente in essere. La forza del successo di questo movimento sta nel carisma dirompente di Grillo e nella forza di queste idee eretiche rispetto ai canoni della politica istituzionale ma convintamente portate avanti dalla rabbia della gente che non ne può più di finanziare il sistema dei Fiorito, dei Lusi o dei Penati. In chiave elettoralistica non si pone un problema di alleanze perchè Grillo ha più volte detto che non si alleerà con nessuno. La curiosità sta nel quantificare su base nazionale il peso di questo movimento e capire che incidenza potrà avere sulla attività parlamentare che verrà. Non ci resta che attendere. E sperare.
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