Di Ester Lucchese
Con l’affermazione della letteratura religiosa ci si ispirò al ritorno alla purezza e alla povertà evangelica. Il “Cantico di Frate Sole”, meglio conosciuto come “ Cantico delle creature”, rappresenta un esempio di questa produzione letteraria, scritto in volgare umbro, nel XIII sec., da San Francesco d’ Assisi in una prosa ritmica sul modello dei Salmi dividici .Questo componimento poetico è fondato sulla mistica e l’andamento formale è tipico del Salmo 148: “Lodate il Signore dai cieli, lodatelo nell’alto dei cieli. Lodatelo, sole e luna,lodatelo, voi tutte, fulgide stelle. Lodatelo, cieli dei cieli,voi, acque al di sopra dei cieli.”La lode alle creature prese vigore da un’ispirazione biblica e ritmicamente assunse valore grazie alle ripetizioni dei quel “ Laudato sì mi Signore”.Riporto integralmente la composizione del “ Cantico”.
Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione. Ad te solo, Altissimo, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual’è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore, de te, Altissimo, porta significatione .Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle, in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento. Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si’, mi Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba .Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace, ka da te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si’ mi’ Signore per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a cquelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no ‘l farrà male. Laudate et benedicete mi’ Signore’ et ringratiate et serviateli cum grande humilitate .
IL testo poetico è uno dei più antichi testi della letteratura italiana. Nel Cantico di san Francesco numerosi appaiono gli influssi francesi (mentovare da mentevoir, cioè, nominare) ed i latinismi (serviateli. Congiuntivo esortativo con il dativo secondo l’uso del verbo latino servire). Il contesto in cui prese corpo il noto componimento fu qualche anno prima della morte del Frate che avvenne alla Porziuncola nel 1226. Dopo una notte di sofferenza a causa di una grave malattia contratta agli occhi e mentre i topi, brulicanti nella cella, continuavano a passare sul corpo ricoperto di piaghe, con ardimento egli invocò Dio, affinché potesse procuragli un immediato stato di gioia ed alleviarlo da tutte le sofferenze. Questo inno alla vita diventa preghiera, perché oltre ad essere elencate le azioni positive della natura è messo in evidenza che essa è Speculum Dei. Le creature sono tutte “fratello e sorella” grazie al fatto di essere figlie di Dio. La creazione diventa una prova dell’utilità, della bontà e della bellezza divina. L’umiltà formale che pervade il “ Cantico” è estremamente legata al sentimento di umiltà che spinge Frate Sole( Francesco) ad abbracciare fraternamente tutte le creature. Umiliarsi per San Francesco voleva dire poter essere successivamente esaltato. Ogni cosa creata da Dio assumeva una speciale missione nel mondo. All’Altissimo andavano rivolte tutte le lodi, la gloria e l’onore. Il cuore del “ Cantico” è il ruolo dell’uomo nel contesto della creazione. Dio dona gratuitamente la vita e vuole “ costruire ponti con l’uomo e con tutto il creato”.
Durante la Conferenza organizzata dal Centro Interreligioso per lo Sviluppo sostenibile, tenuta lo scorso anno a Gerusalemme, il vescovo Mons. Wiliam Shomali, espressione della Chiesa Latina in Terra Santa, alla presenza di vari leaders religiosi, riferendosi al “ Cantico delle Creature” ha posto l’accento sul rispetto della creazione che è emanazione del Creatore ed ha citato le parole di Benedetto XVI in merito al fatto che se si vuole costruire la pace bisogna custodire il creato. Come è compito degli astri rischiarare ed abbellire la notte, della terra produrre le cose necessarie all’umana famiglia, così è compito dell’uomo mantenere intatta nel suo spirito l’effige divina e rispettare il creato.La comunione d’intenti serve a salvaguardare ed a considerare il pianeta e le sue risorse come un dono di Dio.
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