Di Ettore Ranalletta
Senza scomodare Max Weber e Antonio Gramsci, teorici del “cesarismo”, il tipo di dittatura che si rifà al “salvatore” o all'”uomo della provvidenza”, vediamo come, nel nostro Paese, si sia instaurata di fatto una dittatura del peggior stampo possibile, quella “economica”. Dall’analisi storica si evincono una serie di requisiti, tipici di ogni dittatura, che in Italia, con la condanna a 14 mesi di galera del direttore del Giornale Alessandro Sallusti, sono stati tutti acquisiti.
Vediamoli, questi requisiti, sui quali si basa ogni forma di potere di tipo autoritario:
1) Presa di potere fuori della legalita: il governo Monti, appoggiato dai poteri forti controllori dell’economia mondiale, è stato insediato a forza “convincendo”, in qualche modo, il governo legittimamente eletto a farsi da parte. La legge italiana (per quello che vale) prescrive che in caso di dimissioni del capo del Governo, il suo successore tecnico sia scelto fra i membri del parlamento regolarmente eletti. Ed ecco il primo inganno: il sig. Monti è stato fatto, alla chetichella, senatore a vita e poi nominato presidente del Consiglio. E’ bastata una ritoccatina alla Costituzione per far passare questo vero e proprio abuso. C’è anche da considerare che il compito di un governo tecnico sarebbe quello di traghettare il paese verso nuove elezioni, portare a termine, nei limiti del possibile, i programmi lasciati in sospeso e NIENT’ALTRO. Soprattutto, un governo tecnico non potrebbe fare riforme strutturali e, tantomeno, rivedere il regime fiscale. Sono sotto gli occhi di tutti le radicali riforme del governo Monti.
2) Terrorismo mediatico: nel nostro caso, l’assoggettamento del popolo è stato ottenuto con una politica terroristica, il cui mezzo è stato il paventare una presunta “crisi mondiale”, tale da indurre il popolo stesso ad accettare provvedimenti, anche gravi e ai limiti della legalità, nella speranza di una possibile soluzione della crisi stessa. Per ottenere questa manipolazione della pubblica opinione è bastato esercitare uno stretto controllo sui mezzi d’informazione di grande diffusione i quali, in preparazione del colpo di stato, hanno massicciamente denigrato il legittimo governo in carica in modo da far accettare di buon grado il nuovo “commissario”, o meglio, “dittatore” che ne avrebbe preso il posto.
3) Controllo economico e monetario: la lotta all’evasione fiscale è stato il leit motiv con cui il governo golpista ha fatto passare per buoni dei provvedimenti di fatto tesi a svuotare il popolo della sua indipendenza economica. Il tracciamento bancario, gli accertamenti induttivi, la limitazione (presto diventerà soppressione) della circolazione di denaro contante, sono sintomi di un totale controllo sulle attività dei cittadini che il governo golpista si appresta a completare. Si parla già di obbligo di uso della carta di credito anche per piccolissimi importi. In questo modo si può esercitare un controllo capillare di tutti i movimenti di capitali e disegnare una mappa di distribuzione delle risorse ecnomiche del paese.
4) Umiliazione e sottrazione della dignità del popolo: si tratta di una delle più potenti armi di assoggettamento. L’elevazione dell’età pensionabile, la soppressione dell’art. 18, in modo da facilitare i licenziamenti, il taglio delle pensioni, l’imposizione di tasse impossibili alle imprese in modo da costringerle a ciudere o licenziare, sono sistemi infallibili per ingenerare nella popolazione quel senso di impotenza che poi farà accettare di buon grado anche i peggiori soprusi. Il governo golpista ha fatto esattamente questo. Rifacendo mi a un detto di cui mi sfugge l’autore: “Se direte a un pesce di non essere capace a salire sugli alberi, alla fine il povero animale si sentirà un deficiente, una nullità…”. Questa tattica fa aumentare la rassegnazione del popolo e lo svuota di ogni velleità di ribellione.
5) Dividi et impera: antico sistema adottato dagli antichi romani per tenere sotto il giogo del potere interi continenti. Fomentare la divisione tra gli individui li rende incapaci a unirsi e a formare una vera forza di contrasto al potere. Ecco sorgere numerosi pretesti per ottenere divisioni: omofobia, razzismo, campanilismo, odio tra ricchi e poveri, tra occupati e disoccupati, tra destri e sinistri, tra laziali e romanisti, tra capelloni e calvi… insomma ogni pretesto è buono per alimentare le diversita e il reciproco odio. Niente, più della divisione, rende debole e rassegnato un popolo.
6) Stato di polizia: un dittatore che ri rispetti ha bisogno di una forza armata che si faccia rispettare. Da un popolo affamato è facilissimo reclutare elementi che, in cambio di un misero stipendio, siano pronti a difendere a spada tratta il loro “benefattore”. Ecco che nasce la famigerata Eurogendfor, la polizia europea in possesso praticamente dui licenza di uccidere, con il compito di sedare duramente ogni tentativo di sommossa. Si tratta di un corpo di polizia, formato dalle polizie già esistenti in ogni paese, che si possono assimilare alle SS, la polizia nazista.
7) Indebitamento dello stato: mantenere una nazione in perenne debito la rende facile preda di speculazioni. Il governo golpista non ha esitato ad aderire al MES, una specie di organizzazione di strozzinaggio sovranazionale che ha il compito di prestare forzosamente ingenti somme agli stati aderenti (attualmente 17), e richiedere interessi che non saranno mai in grado di pagare. Da notare che i dirigenti del MES, non sono imputabili ne perseguibili per alcun tipo di reato.
8 ) Ultimo e più importante punto – SOPPRESSIONE DELLA LIBERTA’ DI PENSIERO. L’ultimo tassello che mancava al governo golpista per portare a compimento il piano di dittaura totalitaria è stato “finalmente” messo in opera. Impedire al popolo di scambiarsi idee tramite una libera informazione, mette al riparo il regime dittatoriale da eventuali colpi di mano atti a rovesciarlo. Controllare l’informazione è prioritario. Come ai tempi dell’Unione Sovietica, stampa e televione devono essere sottoposte al filtro imposto dal regime. Non devono assolutamente passare notizie scomode o contrarie ai principii del regime. Chi sgarra… beh, come minimo va in galera. Ed è proprio questo che si è verificato in questi giorni: Alessandro Sallusti, direttore di un giornale “scomodo”, è stato condannato a 14 mesi di reclusione. Non si tratta di una punizione, neppure di una vendetta, ma è un vero e proprio monito del regime. “CHI SGARRA FA UNA BRUTTA FINE”, è il significato di questa condanna. Questo significa che ogni notizia è passata al vaglio e, per quelle notizie che in qualche modo sfuggono alle maglie della censura, beh, si sappia che qualcuno pagherà duramente
ORA LA DITTATURA E’ PERFETTA. Sallusti era ciò che mancava per chiudere il cerchio. Il governo golpista, ora, può definirsi una dittatura in piena regola.
BUONA FORTUNA, ITALIANI!
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