Di Ester Lucchese
Spesso i nostri nonni o padri con sbalorditiva forza evocativa, amano raccontare di quel dì, l’otto settembre del ’43, quando l’Italia sostanzialmente decretò la caduta di Mussolini. Dai loro ricordi riaffiora il fatto che quell’avvenimento segnò l’inizio di un nuovo percorso che avrebbe, qualche anno dopo, portato il Paese ad intraprendere la causa repubblicana, dopo la preparazione della Costituzione. Il periodo storico in cui la Resistenza, costituita dai movimenti politici e militari oppositori del nazifascismo, inizia dopo l’armistizio ( 8 settembre del ’43), firmato con gli Alleati e termina il 25 aprile del 1945. In seguito il governo Pietro Badoglio reintrodusse alcune libertà politiche, precedentemente negate. Il re Vittorio Emanuele III con i suoi fedeli raggiunse Brindisi e formò il Regno del sud. Mussolini nel frattempo, liberato dai tedeschi, il 23 settembre costituì la Repubblica Sociale italiana a Salò. I partiti antifascisti crearono, invece, i Comitati di liberazione nazionale (Cln). Si presentarono all’interno del fenomeno della Resistenza sia la “guerra civile” tra fascisti ed antifascisti, che la “guerra di liberazione” contro lo straniero. Le formazioni partigiane che si costituirono si distinsero in varie brigate: le GARIBALDI (comuniste), le MATTEOTTI (socialiste), le GIUSTIZIA e LIBERTA’ (del partito d’azione), le FIAMME VERDI (democratiche). Si aggiunsero a questi dei gruppi autonomi, composti da ex militari e monarchici. Due terzi della penisola erano occupati dai tedeschi; l’Italia meridionale e le isole erano amministrate, invece, dagli eserciti angloamericani e vi era anche il governo regio. Il popolo meridionale viveva una “ disarticolazione sociale e politica intensa e drammatica”, esso appariva “prostrato ed abbandonato più che mai a se stesso”, l’unica forza gli proveniva dalla sopportazione e dalla speranza.
Le rappresaglie tedesche nei confronti degli antifascisti furono spietate, si ebbero 1830 vittime fra i civili. I partigiani offrirono al paese un’importante occasione di riscatto politico e morale, dopo oltre vent’anni di dittatura fascista. Cresceva la presa di distanza dal regime anche da parte di molti che in passato erano stati “ fiancheggiatori e convinti sostenitori”. “La linea di demarcazione che separava il partigiano combattente dal cittadino resistente andò attenuandosi sempre più, fino a confondersi ed a sparire del tutto” sostiene E. Ragioniere nell’opera Storia d’ Italia. L’unico punto di riferimento che riuscì a dare fiducia e speranza ai cittadini , in quegli anni, fu la Chiesa.
L’originalità della lotta armata partigiana consistette nel contributo delle classi popolari che infoltirono il movimento di liberazione nazionale in Italia. Fu, dunque, un dato di fatto che, dopo una tirannide ventennale, la classe operaia riconquistasse la sua autonomia di classe, assumendo la direzione politica dei partiti che in quel periodo si costituirono. Furono gli scioperi, la guerriglia, l’azione militare e la rivendicazione sociale a costituire “ il tratto peculiare e distintivo “ della resistenza italiana.
Circondati dalla diffidenza degli alleati che vedevano nell’esercito partigiano un fattore di rottura degli equilibri sociali, la nuova classe politica del sud e le forze politiche moderate provvidero ad “una rapida ed umiliante smobilitazione” degli uomini della Resistenza. Dopo la fucilazione del duce e l’epurazione del personale dello Stato e delle industrie, i Cnl furono smantellati, le strutture di potere, fondate nelle fabbriche dagli operai, furono sciolte e si aprì l’epoca della “ ricostruzione”.
La Resistenza ed il clima di collaborazione fra i partiti antifascisti furono i precursori della nascita della nostra Costituzione italiana.
Note
La formazione storica , vol 3- Il Novecento- ed Sansoni cap.13
L’operazione storica di Bernardi e Guarracino , vol 3 ed B. Mondatori pp. 481-483
Storia dell’età contemporanea ed B . Mondatori -Unità 13 cap.1° pp. 564-565