Di Enzo Carrozzini | ??? VIDEO ???
Il pericolo che i fondali del basso Adriatico potessero diventare territorio di conquista da parte di multinazionali petrolifere impegnate nelle ricerca di giacimenti di fonti fossili per la produzione di energia, era stato lodevolmente segnalato da Lega Ambiente, associazione ambientalista che grazie al contributo disinteressato di migliaia di volontari tiene la guardia alta sulle emergenze ambientali del Bel Paese. Il rapporto “Trivella Selvaggia” pubblicato il 30 Luglio scorso e reperibile sul sito www.legambiente.it, fornisce un quadro inquietante della situazione perché , a breve, una settantina di trivelle potrebbero mettersi all’opera per la ricerca di giacimenti di idrocarburi. Attività che potrebbe mutare definitivamente i connotati delle coste e dei mari italiani, annichilendo le storiche vocazioni di attività turistica e di pesca sostenibile. Il rapporto fornisce dati sull’attività di prospezione(ovvero l’iter iniziale per ottenere le autorizzazione), ricerca e estrazione degli idrocarburi da parte delle compagnie petrolifere (sono presenti due aziende italiane Eni ed Enel), allegando mappe delle zone dove è già in corso attività estrattiva, e quelle che saranno oggetto di prossimo sfruttamento. “Trivelle Selvaggia”, dimostrerebbe l’insensatezza del rilancio delle attività estrattiva prevista nel piano strategico sull’energia, elaborata dal Ministro dello sviluppo Corrado Passera, perché a fronte di 15 miliardi di investimenti previsti che darebbero lavoro a 25.000 persone, proprio per l’esiguità delle risorse petrolifere, –secondo le stime della Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche dello stesso Ministero- ci si troverebbe innanzi a “uno scenario di sviluppo articolato in 7,2 anni per il gas e 14 per l’olio». Le risorse complessive stimate nel sottosuolo e nei fondali italici, informa Legambiente, sempre secondo fonti ministeriali, a malapena riuscirebbero a coprire l’intero fabbisogno nazionale di 13 mesi, e allora ci si domanda a che serva questa attività se non a danneggiare quelle poche riserve naturali che ancora sopravvivono nel Paese? Non rilevano, tra l’altro, neanche le eventuali royalties sull’attività estrattiva, sulla quale le compagnie sono disposte a corrispondere la “stratosferica” percentuale del 7%, laddove in altre parti del mondo oscillano tra il 20 e l’80 per cento?…. Guardiamo più direttamente la situazione della nostra regione: in Puglia, sono attivi 2 permessi di ricerca nel tratto tra Monopoli (Ba) e Brindisi per un totale di 1.469 kmq, entrambi affidati alla Northern Petroleum Ltd (NPL), e si affiancano al piattaforma Aquila di concessione Eni, che dal 2004 prosegue la sua attività estrattiva. Il mar Ionio col golfo di Taranto è interessato all’attività della compagnia NPL, che ha dato l’avvio a cinque richieste di prospezione; le coste prospicenti Gallipoli sono “presidiate” da Enel Longanesi; Mentre i fondali tra Policoro e Rocca Imperiale (Basilicata Calabria) sono attenzionati da Nautical Petrolium. Ricordiamo che a seguito del disastro nel golfo del Messico della piattaforma estrattiva Deepwater Horizon, il Governo ha disposto l’autorizzazione alle ricerche oltre le dodici miglia dalla costa, lasciando inalterate e addirittura dando via libera a tutte le precedenti riccieste, e qui ci sembra di assistere a miopia completa. Aggiungiamo che alla vigilia di Ferragosto il Ministro per l’ambiente Corrado Clini ha concesso l’autorizzazione alla società Petrolceltic per l’ attività di prospezione dei fondali antistanti le città di Termoli e Vasto, che sono contigui alle Isole Tremiti (appartenenti geograficamente e politicamente alla Puglia). La conoscenza della straordinaria bellezza delle Diomedee, fanno sembrare ancora più assurde queste decisioni. Il Ministro per l’ Ambiente che concede l’autorizzazione all’iter per future trivellazioni dei fondali marini, ha davvero un che di sconcertante in questo benedetto Paese… Questo provvedimento ha risvegliato e riunificato la Puglia post vacanziera. Il Governo Regionale, che a suo tempo aveva sollecitato le amministrazioni locali costiere a fare fronte comune, per tentare di evitare l’ennesima aggressione all’ambiente sacrificato sull’altare della produttività e della presunta ripresa economica, a dare parere negativo alle richieste, pur nella consapevolezza che questo non fosse vincolante per il Ministero per lo sviluppo economico, unico responsabile per la concessione dell’ autorizzazione definitiva. Il mese di settembre inizia con la mobilitazione dei cittadini pugliesi: il 4 prossimo, è indetto il vertice tra 18 sindaci del Parco del Gargano; il 6 ci sarà un vertice di tutti i sindaci delle città costiere di Abruzzo, Molise e Puglia, a cui interverranno associazioni ambientaliste in primis Legambiente. Il territorio Pugliese è già seriamente danneggiato da disastri ambientali che dovrebbero indurre la classe politica a fare di tutto per preservare il patrimonio naturale marino che ancora ci resta, non dimenticando che ha già subito pericolose aggressioni da scarichi inquinanti, inabissamento di materiale bellico radioattivo della guerra iugoslava, ed ogni altra nefandezza che non riusciamo ad immaginare. Ci auguriamo che l’intera classe dirigente pugliese persegua l’opposizione alle trivelle con la medesima compattezza svolta insieme a migliaia di cittadini, in occasione della manifestazione di Monopoli del Gennaio scorso. Tutti uniti senza alcuna distinzione politica nel continuare a credere e chiedere strategie di sviluppo economico basate sulla bellezza e la specificità del territorio, e su attività industriali rispettose dell’ambiente a partire, come già ampiamente dimostrato in questi ultimi anni, dalla produzione di energia da fonti rinnovabili. Fonte Lega ambiente.
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