Di Enzo Carrozzini | ??? VIDEO ???
Altro anniversario terribile da celebrare, la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Erano le 10,25 di quel giorno quando una bomba formata da 20 chili di esplosivo militare del tipo Coupound B azionata da un temporizzatore chimico come innesco, collocata in una valigia abbandonata nella sala di attesa di seconda classe, esplose sbriciolando persone e cose. 85 morti e 200 feriti, persone che tornavano a casa dopo un anno di lavoro fuori, o che si apprestavano a godersi un meritato periodo di riposo. I responsabili materiali della strage sono stati individuati in tre esponenti, all’epoca giovanissimi, dell’organizzazione neofascista denominata N.a.r.(nuclei armati rivoluzionari) : Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro (entrambi condannati all’ ergastolo ma dichiaratisi sempre innocenti, e Luigi Ciavardini a 30 anni di reclusione). Siamo in presenza di un altro mistero italiano, perché di questa strage non sono stati individuati i mandanti. Eppure, si percepiscono i segnali di quanto questo delitto sia stato oggetto di uno dei più grandi tentativi di depistaggio operato dai soliti pezzi di Stato deviato, in combutta con organizzazioni segrete intese a ribaltare le Istituzioni democratiche. V’è un unico filo nero collegante le più grandi stragi sofferte dagli italiani nel corso della breve storia della nostra Repubblica: dalla strage dei contadini a Portella della Ginestra,(passando per quella Treno Italicus, alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano, a Piazza della Loggia a Brescia) a Bologna. (L’ultima strage di cittadini inermi risale al 1984 sul Treno 904 Napoli –Milano). Un’assurdo unico intreccio che mescola insieme pezzi di antistato, criminalità organizzata mafiosa e pezzi dell’eversione nera. L’opera di destabilizzazione fu denominata “strategia della tensione”, ed aveva l’intento di terrorizzare l’opinione pubblica, mostrandole la sanguinarietà del terrorismo, alfine di renderla più facilmente influenzabile nelle scelte politiche, instillando tra le pieghe della paura la necessità di affidarsi a forze tradizionalmente conservatrici e restauratrici. La storia si ripete anche ai giorni nostri, se pensiamo alle indagini dei magistrati riguardanti il patto scellerato tra mafia e Stato nato successivamente alle stragi mafiose del 1992/1993. C’è un unico motivo che ci fa continuare a ricordare queste stragi, e non è quello della “scrittura del dolore”, ma è il rispetto che si deve a quelle povere vittime, e a quei familiari che, anno dopo anno, sempre più invecchiati dal dolore e dal tempo continuano a chiedere verità. E’ impegno civile quello che ci porta a ricordare stragi e vittime, e che ci esorta a rivolgere ai detentori delle “chiavi” dei segreti le seguenti domande: Quando azzereremo la mafia, i pezzi di antistato, gli affaristi piduisti pitreisti …di ieri ed oggi? Uno Stato che non riesca a far luce sui propri misteri non può definirsi tale… Per questo chiediamo l’abolizione del segreto di Stato per i delitti di strage e terrorismo. Quando si pensa ad un’ evento tragico che ha caratterizzato la nostra vita di cittadini, abbiamo la propensione a rievocare a che cosa stessimo facendo in quel momento, l’attitudine è ancora superiore quando la vicenda riguarda il nostro stare nella società come organismi partecipi dell’importanza delle Istituzioni democratiche. Ogni delitto, ogni strage, ogni offesa, volta a colpire la vita delle nostre Istituzioni, è come fosse diretta ad ognuno di noi, ed è giusto che la nostra coscienza civile si indigni, si adoperi e agisca affinché ricordo, testimonianza, partecipazione e compassione contribuiscano a rinforzare il patto di cittadinanza sancito dalla nostra Carta Costituzionale, che a molti può apparire inconsistente, impalpabile e distante, ma oggi come non mai diventa attualità e realtà intangibile. E’ una lezione che ho avuto il privilegio di ascoltare da Sandro Pertini, nostro amatissimo Presidente partigiano, in occasione di un saluto alla lapide che ricorda le vittime della strage, nella ricostruita sala d’attesa della Stazione centrale di Bologna, in Piazza delle Medaglie d’oro. Era Novembre del 1984, altro tempo, immenso uomo, dalle cui parole trassi il convincimento che ogni colpo inferto alla vita democratica del paese, è ferita indelebile che mai cicatrizzerà, che va protetta e difesa da altri colpi….. Intanto registriamo positivamente la notizia che stamani, il Ministro della giustizia Paola Severino, sarà a Bologna per la commemorazione, ad ascoltare l’assordante fischio che precederà il minuto di silenzio quando scoccheranno le 10,25. Un gesto mirante a segnare la differenza rispetto al Governo precedente che negli ultimi due anni non aveva presenziato con alcun rappresentante. L’orologio posto a sinistra del prospetto della stazione centrale, da 32 anni indica sempre quella ora(nonostante la volgare provocazione da parte dell’amministrazione cittadina passata a destra nel periodo 1999-2004, di rimettere in funzione l’apparecchio, poi opportunamente ritirata dopo le proteste di gran parte dei cittadini). Un episodio che fa pensare e che ci sprona nel continuare a vigilare, a non dare mai nulla di scontato su tutto ciò che verte la nostra libertà e la democrazia, soprattutto in questo periodo storico in cui tutto ciò che osserviamo sembra avere la stessa visibilità di quando si guarda, (per usare un bellissimo testo di Paolo Conte), attraverso “un Bicchiere di acqua e anice”…..
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