Di Ester Lucchese
Appena entrati ad Amalfi la statua di Flavio Gioia, presumibilmente inventore della bussola, appare in primo piano al centro di una piccola piazza, affiancata da ristoranti, bar e negozi caratteristici di un lungomare veramente suggestivo. La costa alta amalfitana presenta una conformazione urbanistica davvero sui generis. Il contrasto fra la piatta distesa marina e le imponenti strutture collinari su cui si ergono numerosi paesini della provincia di Salerno, rendono affascinante agli occhi dei villeggianti e turisti questo paesaggio tipicamente italiano. “ Gli abitati si aggrappano alle rocce e si spingono tra le terrazze a vigna e agrumeti, in special modo il limone, e si adagiano allo sbocco di valloni”. Da sempre meta di artisti e letterati Amalfi conserva tracce nei vari vicoli attraverso le piastre marmoree con l’incisione di alcuni testi come quello del grande poeta del ‘900 Salvatore Quasimodo, lo riporto integralmente” Qui è il giardino che cerchiamo sempre e inutilmente dopo i luoghi perfetti dell’infanzia. Una memoria che avviene tangibile sopra gli abissi del mare, sospesa sulle foglie degli aranci e dei cedri sontuosi negli orti pensili dei conventi”.
Percorrendo quell’intrico di vie ripide e strette si raggiunge la “ piazza del duomo” dall’imponente scala monumentale, composta da cinquantasette scalini. Il duomo è dedicato a Sant’ Andrea, patrono della città. L’opera architettonica presenta influssi dello stile arabo-siciliano. Il mosaico della facciata di matrice bizantina impreziosisce l’intero edificio religioso con l’immagine del Cristo trionfante e dei Dodici Apostoli.
All’interno del duomo numerosi e sontuosi appaiono gli arredi sacri, imponenti i dipinti e preziose risultano essere le statue votive.
Amalfi, la più antica delle repubbliche marinare, la cui costituzione risale infatti al IX sec. grazie agli intensi rapporti commerciali con l’ Oriente introdusse l’arte di fabbricare la carta. Insieme a Fabriano anche Amalfi ebbe il merito di aver “compiuto i primi passi verso una produzione per così dire di tipo industriale”. Perché non venisse dimenticato l’antico mestiere, alla fine degli anni sessanta Nicola Milano, pensò di fondare il Museo della carta. Esso ha sede in un’antica cartiera del XIII sec. e ne utilizza tuttora i sistemi di canali e le torri di alimentazione, come avveniva un tempo. Il complesso è caratterizzato inoltre da vari ambienti: la Sala Magistri in arte cartarum e la biblioteca dedicata al fondatore del museo.
Non capita spesso in un’assolata giornata di luglio di poter vivere direttamente una particolare esperienza, come la visita all’antica cartiera, oggi un vero e proprio museo!
I materiali utilizzati nel corso degli anni per fabbricare la carta sono stati, il lino, la canapa ed il cotone, precedentemente raccolti nelle possenti pile di pietra.
La conoscenza delle fasi per la realizzazione della carta “ bambagina”, così chiamata quella che si produce ad Amalfi, ha suscitato l’interesse anche dei più piccoli visitatori i quali hanno sperimentato direttamente e personalmente la procedura per la produzione di un foglio di carta a mano. Tutto ciò è stato possibile perché gli antichi mulini ed altri strumenti erano azionati dall’energia dell’acqua del torrente Canneto che fluiva nella parte esterna dell’antica cartiera.
A conclusione della passeggiata fra i vicoli dell’affascinante cittadina campana ci siamo fermati presso la “pizzeria Masaniello”, dal nome del leggendario patriota, capo della rivolta contro il governo borbonico e avvinti da un profumo gradevole abbiamo assaporato una deliziosa pizza napoletana.