Di Ester Lucchese
In seguito all’appello rivolto di recente dal presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, affinché i giovani meridionali si facciano promotori di un rinnovamento politico per non dimenticare i problemi della parte più debole d’ Italia, sarebbe utile far luce su chi ha posto il giusto accento su questo argomento. La realtà del sud Italia è davvero desolante. Non c’è lavoro! Molta gente emigra al nord dove è possibile raggiungere questo obiettivo, per fortuna. I sacrifici sono notevoli non lo si mette in dubbio, ma almeno si alimenta una nuova speranza!
Don Luigi Sturzo pone una particolare attenzione alla questione meridionale definendola “problema dell’Italia intera”. Come ebbe a dire il primo segretario e fondatore del Partito popolare nei primi anni del ‘900, il problema del Mezzogiorno è di carattere nazionale.
Secondo Sturzo bisognava formare una coscienza pubblica sulla questione meridionale. Era necessario, pertanto superare lo stato psicologico che metteva i meridionali in condizioni di inferiorità, e pensare di creare invece “un programma politico della questione affinché diventasse convinzione e pensiero generale degli italiani”.
La mancanza di una vera e propria classe borghese intraprendente, sin dall’inizio è stato avvertito come impedimento alla crescita del sud. Il ritmo del nord non era dunque quello del sud che si trovava invece in una zona di stasi e di crisi morale ed economica. In alta Italia, sostiene Sturzo, la banca aveva un peso sempre crescente sullo sviluppo economico e sulla vita politica. Bisognava per questo considerare il travaglio economico e morale della parte più debole della nazione come parte integrante dell’Italia intera. Il sud rinunciò presto a lottare ed è per questo che fu assorbito, depauperato e disintegrato. L’irrigidimento è avvenuto soprattutto nel campo dello sviluppo industriale ed agricolo. L’Italia del nord tuttora estende invece la propria crescita nell’area economica centro-europea in cui sono sviluppati i trasporti, la rete ferroviaria, l’industrializzazione, la competenza tecnica, “dove operano commercianti audaci e finanzieri coraggiosi”. Il punto dolente del meridione consiste invece nell’avere bisogno di protezione e di denaro e nel fatto di non aver mai conquistato un margine di iniziativa politica.
Un centro economico più esteso potrebbe costituire invece il perno di una nuova concezione economico- politica, per esempio il fatto di considerare questa parte d’ Italia un ponte nel Mediterraneo. Come era avvenuto nell’antichità del resto quando la politica mediterranea rappresentò un momento di floridezza per l’intero Mezzogiorno.
Il Mezzogiorno, riprendo le testuali parole del pensatore politico, non deve dunque domandare l’elemosina dei favori governativi, ma deve creare una propria coscienza politica.
Una politica di pacifica espansione mediterranea ed adriatica deve servire a valorizzare l’economia e gli sforzi produttivi dell’industria e dell’agricoltura. Nord e Sud devono avere due centri di sviluppo e di convergenza come un insieme economico. Si deve cooperare affinché il Mezzogiorno non sia avulso dal ritmo dell’economia e della politica nazionale.
Perché l’ Italia abbia un solo spirito, una sola volontà, una sola fede, una stessa vita ed un medesimo avvenire, è necessario che il Mezzogiorno diventi parte integrante del sistema nazionale.
“ Sprezza e calpesta il Mezzogiorno chi ne sfrutta gli istinti e ne mantiene l’asservimento politico” sostiene con amarezza don Luigi Sturzo.
Gli aspetti positivi del nuovo Mezzogiorno emergente invece sono quelli riferibili ad una azione
dei governi locali, che hanno sostenuto idonee politiche pubbliche per lo sviluppo, che hanno saputo sfruttare concretamente i contributi europei per le regioni più arretrate dell’Unione Europea.
Negli anni a noi vicini molti soldi destinati al Sud non sono stati spesi proficuamente. Il primo effetto positivo nel Mezzogiorno ha riguardato invece la politica.
L’ingrediente che i nuovi sindaci scelti dal popolo hanno saputo creare è l’incentivazione della fiducia. Il secondo effetto del proprio amministrare riguarda invece la lotta alla criminalità organizzata .
La revisione generale dell’intera economia nazionale porterà a valorizzare quella locale e dell’Italia del sud.
La politica meridionale nuova e confidente dell’avvenire potrebbe essere caratterizzata da difficoltà, opposizioni, malintesi specialmente quando si ha una propaganda avversa che tenta di destabilizzare, gettare discredito e contare sull’ignoranza e sui pregiudizi.
All’intrigo bisogna continuare ad opporre la purezza, la semplicità l’onestà, l’impegno che vi siano sempre “amministratori illuminati che sappiano individuare le priorità d’intervento” nella ricerca del bene comune.
Le nuove amministrazioni comunali e provinciali hanno attuato intorno agli anni’90 alcuni progetti per lo sviluppo locale Laeder e Urban finanziati dall’Unione europea .
In quegli anni nei romanzi e nella cinematografia è emersa la coscienza del Sud col nuovo volto del riscatto, un crocevia di civiltà, una terra con infinite tipologie di risorse.
Risorse ambientali soprattutto, ma selvaggiamente deturpate da costruzioni impietosamente abusive che diventano tutt’oggi oggetto di raffiche di denunce, diventa necessario dunque ripristinare un turismo incontaminato dei beni ambientali e culturali . Essendosi scardinato un equilibrio sedimentato nel modo di pensare della gente sono in azione, per fortuna, forze nuove che lasciano ben sperare in cambiamenti in grado di superare ostacoli e difficoltà che rilancino soprattutto il comparto lavorativo giovanile.