Di Ester Lucchese
La disparità fra uomo e donna c’è sempre stata nel corso della storia. Le conquiste femminili sociali, civili e politiche sono state lente e comunque hanno riguardato gli ultimi due secoli. È dato rilevare quanto sia determinante oggi giorno la funzione femminile soprattutto nei settori affidati un tempo solo ed esclusivamente a figure maschili. L’intelligenza e la sensibilità femminile hanno modificato e migliorato non solo il comparto legislativo,esecutivo, ma anche educativo, sociale, economico, culturale, artistico, spirituale e politico.
L’avvicendarsi dei ruoli e delle responsabilità, per fortuna, ha allontanato l’apparenza ingannevole che voleva assegnare alla donna soltanto alcune limitanti performance.
Ottantatre anni fa nasceva a Firenze Oriana Fallaci, una persona sempre presente grazie al suo fervido pensiero così come possiamo notare leggendo le sue opere, i suoi reportage, le sue interviste. Così ella rispondeva ad un’intervista, inserita nella prefazione al libro intitolato il Sesso inutile: ” per quanto mi è possibile, evito sempre di scrivere sulle donne e sui problemi che riguardano le donne. Non so perché la cosa mi mette a disagio, mi appare ridicola. Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte; come lo sport, la politica e il bollettino meteorologico”.
Una voce sincera per amore del vero, del sacrosanto dovere di chi vuol capire le ragioni che muovono gli accadimenti storici. Una voce fuori dal coro per il fatto di far credere che non ci sia una distinzione di sesso nell’universo culturale. Niente ha fermato la sua sete di giustizia, là dove non vi era giustizia. “Ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia”. Furono queste le dichiarazioni che la giornalista rilasciò agli studenti della scuola Rosselli di Marina di Carrara, l’8 maggio 1975.
La poderosa produzione letteraria invece la fa annoverare fra i grandi scrittori di ogni tempo, da cui ella ha distillato le tecniche di composizione durante un periodo formativo in continua evoluzione. L’eclettismo, segno caratteristico di tutta la sua produzione, le ha permesso di osare, arricchendo così la pura cronaca con un nuovo modo di fare informazione attraverso la registrazione di rivelazioni e stati d’animo di chi spesso non ha voce.
Negli ultimi anni della sua vita dichiarò ella stessa: “E sebbene al giornalismo abbia dedicato la maggior parte della mia esistenza, sebbene a lui debba il privilegio d’aver vissuto come un tarlo dentro la Storia della mia epoca, io mi sento più a mio agio nella solitudine della letteratura”.
Spesso amava ripetere: “La mia coscienza traspare in modo lampante da ciò che scrivo, ossia dalle idee che esprimo senza ipocrisia”.
Illuminante è quell’immagine descrittiva sulle donne islamiche, un invito a riflettere soprattutto:
“donne che vivono dietro la nebbia fitta di un velo e più che un velo è un lenzuolo il quale le copre dalla testa ai piedi come un sudario: per nasconderle agli sguardi di chiunque non sia il marito,
un bimbo o uno schiavo senza vigore…gli occhi delle donne sono abituati all’ombra come gli occhi delle talpe. Dal buio del ventre materno esse passano al buio della casa paterna, da questa al buio della casa coniugale, da questa al buio della tomba. E in quel buio nessuno si accorge di loro”.
Parole audaci per denunciare, descrivendo, una consuetudine che non tiene conto della dignità della donna. I frequenti contatti con le altre culture, dovuti al fatto di viaggiare per essere in prima linea nel suo lavoro di giornalista, le permettono di essere più autentica.
L’attenzione rivolta all’universo femminile grazie al contatto diretto con altre realtà le permette di analizzare in maniera più veritiera il mondo circostante.
Dando voce alla mussulmana, alla cinese, alla nipponica,all’indiana, all’hawaiana, all’americana era come voler dichiarare che le “ donne sono tutte uguali nel mondo a qualsiasi razza, o clima o religione appartengono, poiché è la natura umana che è uguale”.
Il vissuto di una maternità mancata dà vita invece ad un’ opera meravigliosa: Lettera ad un bambino mai nato. L’analisi che la scrittrice/mamma compie, ripercorrendo i suoi stati d’animo, mentre dialoga incessantemente con il presunto bambino, è accurata e rigorosa.:” Non sono affatto d’accordo-ella dice- con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira : « Ah, se fossi nata uomo ! ». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia… Sì, spero che tu sia una donna : non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l’ho mai detto. Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi”…
Scriverà anche di un uomo,il titolo dell’opera è Un uomo, la storia avvincente dell’ eroe del nostro tempo che non si vuole arrendere e lotta fino alla fine per salvaguardare la singolarità, la libertà e la verità dal Potere costituito che invece tende ad incasellarlo ed a schematizzarlo. A questo eroe Oriana rivolge il suo impegno, facendo luce sulla sua tragedia e di chi come lui non si adegua ma vuole ragionare con la propria testa. “ Mi spieghi – la scrittrice si rivolge al protagonista – che il viaggio è la vita, che la nave sei tu, una nave che non ha mai gettato l’ancora, che non la getterà mai, né l’ancora degli affetti, né l’ancora dei desideri, né l’ancora di un meritato riposo, perché non ti rassegnerai mai, non ti stancherai mai di inseguire il sogno. E se ti chiedessi che sogno non sapresti rispondermi: oggi è un sogno cui dai nome libertà, domani potrebbe essere un sogno cui dare nome verità; non conta che siano o non siano obiettivi reali, conta rincorrerne il miraggio, la luce”.
Quel modo straordinario di entrare in contatto con i lettori attraverso una scrittura schietta che riproponeva i contenuti più vari e l’unicità del suo stile sono un segno universale di cui le nuove generazioni dovrebbero fare tesoro.