Di Enzo Carrozzini | ?? VIDEO ??
I baresi festeggiano San Nicola in due momenti distinti dell’anno liturgico: il 6 Dicembre, in cui si celebra il giorno della Sua morte, in occasione del quale i vicoli della città antica sono invasi da fedeli che si recano in Basilica per seguire le funzioni ancor prima che sorga il sole; e il 9 Maggio per commemorare l’intraprendente opera di trafugamento dei resti del vescovo di Myra (antica città della Lycia in Asia minore, oggi Turchia, che fu teatro delle maggiori opere di bene e dei miracoli compiuti in vita dal Santo), avvenuta nel 1087, da parte di 62 marinai, tra i quali v’erano due presbiteri, Lupo e Grimoaldo, comandanti la spedizione. La massima espressione della celebrazione ha luogo nella penisola del borgo marinaro e nella Basilica, che come la maggior parte delle ricchezze artistiche baresi è situata nel borgo antico. Una incantevole architettura, testimoniante lo stile romanico pugliese, nella cui cripta i resti del Santo riposano sin dal 1089. Il 7-9 Maggio ricorre il 925 ° anniversario di quell’evento. Anche quest’anno i baresi non hanno voluto perdere la visione della rievocazione, affascinandosi e lasciandosi trasportare, come per incanto, attraverso il tempo, a quello straordinario pomeriggio del 9 maggio 1087 sulla costa meridionale di Bari, litoranea di San Giorgio, per prendere parte di una folla inneggiante agli uomini che sbarcarono con il prezioso e venerato carico. L’altra sera erano in più di trentamila a riempire strade e piazze oggetto della rievocazione, quasi a riaffermare mediante il culto, l’orgoglio di una identità storica conquistata. Il “Corteo storico della Caravella”, è stato magistralmente diretto dal regista Nicola Valenzano, nonostante le restrizioni finanziarie operate dall’Amministrazione Cittadina, considerato le condizioni delle casse comunali. Sullo scenario medievale del borgo antico, col gioco di luci volutamente soffuse a rendere più naturale la rappresentazione, Valenzano ha condotto i più di 600 figuranti impegnati nelle rievocazioni della vita di Nikolaus, guarniti da perfetti abiti d’epoca, laddove una interminabile teoria di cavalieri armati di tutto punto, fanti , sbandieratori acrobati, tamburini e suonatori di chiarine (le tipiche trombe a corpo lungo), hanno accompagnato il simulacro di un vascello, trainato dai 62 marinai, recante un quadro antichissimo raffigurante il Santo, fin nella piazza antistante la basilica, suo definitivo punto di approdo. Merita particolare elogio la scelta di chiudere il corteo con una folla di diseredati, malati, storpi, disperati che tentando di lambire con le mani il “sacro vascello” e le sue cime pencolanti, invocavano l’intercessione del Santo a lenimento delle loro sofferenze. Una visione che ci riporta alle difficoltà del presente…
San Nicola, tra Oriente e Occidente… Un po’ di Storia
Nicola di Myra, è stato il santo più venerato nel medioevo, e atteso che il suo culto, dalla sua morte (326 d.C. circa) per più di settecento anni si era esteso in quasi tutto il mondo conosciuto e cioè: Albania, Impero d’Oriente, Paesi Balcanici, Russie, fino a lambire le regioni settentrionali scandinave, resta da spiegare che cosa abbia spinto i potentati baresi a rivolgere le loro attenzioni verso il Taumaturgo. Cronisti dell’epoca riportano varie spiegazioni, a cominciare da quelle tipicamente trascendentali, che narrano di un sogno in cui il Santo fosse apparso all’Abate Elia (la massima carica religiosa della città) e gli domandasse di trasferire i suoi resti dalla città di Myra a Bari. Verosimilmente, gli storici narrano che all’epoca, Bari , soggetta a dominazione normanna, cercasse un’opportunità di riscatto da una condizione di declino,( dovuto, innanzi tutto, a seguito della perdita del ruolo di capitale del sud del regno longobardo, a favore della città di Palermo). Si pensò , pertanto, che il fatto di conservare tra le proprie mura le reliquie del Santo, avrebbe costituito rinnovato motivo di importanza e prestigio per la città, la cui vocazione marinara mercantile incominciava a prendere piede con maggiore intensità. Fatto sta che, dal fatidico 1087, si sia trattato motivazioni economiche e/o religiose, la storia di Bari e dei baresi si lega in misura inscindibile con quella di Nicola. La città assume un ruolo preminente nella geografia storico religiosa e non solo. Anzi si può tranquillamente dire che essa veda finalmente la luce. Il Professor Raffaele Licinio, docente di storia medievale alla facoltà di lettere dell’ Università di Bari, afferma che prima del 1087, benché luogo geografico abitato, “Bari non esiste”, poiché è priva di una identità storica, “ di uno stato d’animo comune”. I baresi, insomma, diventano tali, perché grazie allo straordinario atto della traslazione si dotano di comuni radici storiche, di memoria collettiva , e il fatto che Bari divenga “la città di San Nicola”, la pone all’attenzione del mondo. La figura di San Nicola da Myra, sebbene enigmatica e controversa, (per la presenza di un coevo omonimo, dichiarato ugualmente santo, laddove a volte non si riesce a distinguere quali siano le opere e i miracoli di ciascuno e le storie si intrecciano confondendo le due entità), si esprime con una notevolissima forza evocativa per la storia religiosa e culturale europea. Il fatto di essere santo venerato dai cristiani di rito cattolico e ortodosso, e essere oggetto di considerazione in paesi dove il protestantesimo non riconosce dignità ai santi, e addirittura in zone di religione islamica, fa di Nicola da Myra un vero santo globale, artefice di un vero ponte mistico culturale tra oriente ed occidente.