Di Enzo Carrozzini
A nemmeno ventiquattro ore dalla ricezione dell’avviso di conclusione delle indagini e l’accusa per concorso in abuso d’ufficio per la nomina di un primario, il Presidente pugliese Nichi Vendola risulta indagato per reati di abuso di ufficio, peculato e falso, in ordine ad una vicenda che riguarda una transazione del valore di 45 milioni di euro, non conclusa, tra Regione Puglia e l’ospedale ecclesiastico Miulli di Acquaviva. L’indagine condotta dal Pm della procura di Bari Desireè Di Geronimo, vede coinvolti due ex assessori alla sanità Alberto Tedesco e Tommaso Fiore, e due importanti religiosi responsabili della struttura ospedaliera, e fa capo ad un contenzioso amministrativo di 80 milioni di euro. In pratica l’ente ecclesiastico chiedeva il pagamento di circa 42,6 milioni di euro di crediti verso la Regione, per prestazioni sanitarie effettuate nel corso del periodo 2002-2007. L’ente ecclesiastico adì vie giudiziarie per ottenere il rimborso, che dopo un lungo iter burocratico venne liquidato, ma è proprio il dilungarsi dell’iter ha insospettito la magistratura. La delibera iniziale fu annullata dalla nuova giunta Vendola, ma oggi a seguito del contenzioso adito dall’Ente innanzi al Consiglio di Stato, costringe la Regione a rimborsare differenze tariffarie di notevole entità. Il Governatore dichiara la propria estraneità ai fatti contestatigli, affermando tra l’altro afferma di non riuscire a comprendere che cosa gli venga contestato. E, riflettendo sulla successione degli eventi non poteva non commentare con una nota ironica e amara : “ Spero che la vulgata del ‘non c’è due senza tre’ non mi riproponga l’ulteriore amarezza di nuove comunicazioni per addebiti che sento sinceramente e convintamente molto lontani dal mio modo di essere”. Ci auguriamo che il Presidente Vendola e gli altri indagati, riescano a dimostrare pienamente la loro estraneità ai fatti contestati loro. Non si può non rilevare, tuttavia, alla luce dei risultati delle indagini collegate , che oggi vedono altre 46 persone indagate per la vicenda della concessione degli accrediti a strutture sanitarie private che non disponevano di requisiti idonei, quanto tutto ciò lasci nelle persone comuni più che un ragionevole dubbio sulla bontà dei comportamenti. Fare affari sulla pelle di povera gente ammalata è uno dei peggiori crimini di cui si possa macchiare un funzionario pubblico. Desideriamo manifestare fiducia (fino a prova contraria) nella correttezza del Presidente Vendola, ma nutriamo altrettanta fiducia nell’operato della magistratura.