Di Enzo Carrozzini
Ieri presso la Pprocura di Taranto gli esperti incaricati dal Gip Patrizia Todisco hanno illustrato i risultati dell’indagine epidemiologica svolta alfine di ricercare eventuali connessioni tra l’attività industriale dell’ Ilva e le cause di malattie e decessi avvenuti nel territorio nel periodo osservato. La fase di dibattimento iniziata in tarda mattinata è stata sospesa per riprendere nel pomeriggio. La giustizia incomincia a fare il suo corso. Il futuro di migliaia di famiglie tarantine dipende dalle decisioni non semplici che i magistrati assumeranno nel difficile intento di tutelare due diritti fondamentali costituzionalmente riconosciuti: il diritto alla salute e il diritto al lavoro. Migliaia di persone esasperate hanno osservato i propri cari ammalarsi e morire, altre non vogliono seguire la stessa fine e lottano affinché si possa ottenere la riconversione del gigante di ferro che insiste sulla città, di contro operai oberati dai pensieri di sostentamento per sé stessi e le proprie famiglie, temono che le sanzioni del processo, che vedono indagati i vertici dell’azienda per disastro colposo, possano determinare il sequestro dell’azienda e la perdita del lavoro.
Intanto dobbiamo lodare la dimostrazione di maturità fornita da sindacati ,lavoratori e associazioni ambientaliste che alfine di non fomentare gli animi hanno svolto manifestazioni in diverse parti della città. I lavoratori con un corteo in centro che ha toccato la rotonda , la prefettura e il municipio di Taranto. I cittadini studenti e ambientalisti nei pressi del tribunale, comunque presidiato dalle forze dell’ordine. C’ è da registrare che un indagine svolta dall’agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) fornisce dati con risultati peggiori di quelli della perizia epidemiologica e questo suscita interrogativi inquietanti ai fini dell’andamento del processo.
Il dibattimento segue alla richiesta di riesame dell’autorizzazione integrata ambientale che si è discussa mercoledì 28 a Roma presso il Ministero dell’Ambiente, con la quale Regione Puglia, Provincia e Comune di Taranto, chiedevano l’adeguamento alle migliori tecnologie di prevenzione e riduzione delle emissioni industriali dell’Ilva, proprio sulla base della perizia epidemiologica. Ma col riesame c’è il rischio che all’Ilva, alfine di potersi adeguare alle prescrizioni , possano essere concessi altri quattro anni dal rilascio dell’Aia, come prevede dalla direttiva Europea del 2010 in materia ambientale. L’assessore all’ambiente di Taranto , Sebastiano Romeo, ha chiesto di ridurre i tempi di adeguamento, motivando la contrazione temporale proprio per le straordinarie condizioni di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il territorio.